Dopo il raid a “La Stampa” Centri sociali nel mirino «Chiudere Askatasuna»

Polemica su Francesca Albanese, la richiesta di revocare le cittadinanze onorarie La condanna del ministro Crosetto: «Nessuno ha il diritto di usare violenza» Il centrodestra chiede un intervento giudiziario contro gli antagonisti torinesi ROMA «Nessuno ha il diritto di usare violenza, di manifestare le proprie idee con violenza. Non condannare queste cose innesca meccanismi che poi nessuno controlla, e il cancro della violenza si diffonde». È ferma la replica del ministro della Difesa, Guido Crosetto, dopo le parole della relatrice Onu, Francesca Albanese, che aveva definito l’attacco dei pro Pal alla sede del quotidiano La Stampa «un monito per i giornalisti». Durante il corteo, una foto del ministro era stata bruciata, e anche su questo gesto Crosetto ha sottolineato il suo disappunto: «Sono abituato a manifesti di insulti e anche alla poca solidarietà. La solidarietà alla persona offesa non la si dà per la persona ma per dire che quel gesto è sbagliato. Se devi spiegare queste cose, vuol dire che non siamo ancora una democrazia matura». Una polemica che non accenna a placarsi, e che ha visto prese di posizione e distinguo su un tema, la libertà di opinione e di espressione, che appassiona e coinvolge una vasta platea di commentatori. Non le manda a dire il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che invoca un intervento giudiziario nei confronti del centro sociale dal quale provengono alcuni degli antagonisti, responsabili del raid nella redazione giornalistica: «Askatasuna è un problema noto e annoso. Un centro sociale che semina violenza». E l’incendio non accenna a perdere di intensità, anzi, come dimostra l’intervento piccato del vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che nella doppia veste di politico e giornalista tuona dal palco dell’assemblea di Noi Moderati a Roma, contro le parole di Albanese: «Anche da giornalista dico che è una vergogna inaccettabile quello che è stato detto. Non mi faccio dare lezioni da squadristi. Sennò ritorniamo a Matteotti, dicendo ‘hanno sbagliato, però hanno dato una lezione all’opposizione’. Inoltre – prosegue il ministro degli esteri – il centro sociale Askatasuna va chiuso. Ci sono state tante manifestazioni di Forza Italia per chiedere che vada chiuso questo centro sociale anarchico, perché è fonte costante di aggressione e di violenza». Al riguardo, arriva però un distinguo da parte di Alessandra Algostino, docente ordinaria di diritto costituzionale all’Università di Torino, che prova a riportare la discussione sul tema puramente giuridico, sottolineando come, pur essendo un atto esecrabile quanto accaduto al giornale torinese, «l’accostamento fra violenza e il progetto ‘bene comune’ che coinvolge il comune è strumentale». Algostino, componente del comitato dei garanti che supervisiona il progetto, ha ribadito che «si tratta di responsabilità individuali, il centro Askatasuna non è il cardine di un’associazione per delinquere». Intanto, un altro capitolo della diatriba è in corso a Bologna, dove oggi la Lega presenterà in aula un ordine del giorno per ritirare la cittadinanza onoraria alla relatrice Onu, come preannunciato dal capogruppo in consiglio comunale, Matteo Di Benedetto. Una cittadinanza arrivata meno di due mesi fa, e che già al momento della votazione aveva suscitato forti polemiche in area centrodestra, con il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, che nell’occasione definì la scelta «una vergogna». Anche allora la miccia erano state alcune dichiarazioni dei Albanese, che Bignami criticò perché «ha mostrato disprezzo verso gli ostaggi israeliani e criticato le forze dell’ordine».

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