L'intervista
Pro Pal senza freni, Violante dice basta: “Siamo all’eversione, ora misure forti. L’antisemitismo è dentro la storia dell’Europa”
di Aldo Torchiaro - 2 Dicembre 2025 alle 11:02
Luciano Violante è una delle figure centrali della storia istituzionale della Repubblica italiana degli ultimi cinquant’anni. Magistrato, professore di diritto penale, presidente della Commissione Antimafia, presidente della Camera dei deputati, saggista, oggi presidente della Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine: il suo profilo incrocia in modo diretto nodi cruciali della storia italiana, dalla lotta al terrorismo agli anni delle stragi mafiose, passando per le grandi trasformazioni del sistema politico. In questa conversazione, Violante riflette sui nuovi fenomeni di violenza politica legati alle mobilitazioni per la Palestina, sull’antisemitismo che riaffiora sotto vesti diverse, sui raid contro la stampa e sui rischi di sottovalutare episodi che richiamano da vicino la storia del terrorismo italiano.
Manifestanti violenti a Bologna, l’irruzione a La Stampa, il raid questa mattina alla sinagoga di Monteverde a Roma: aspetti diversi di una nuova eversione, che sfrutta la Palestina per creare tensione?
«Si tratta di tre questioni distinte ma alla base c’è un preoccupante comune denominatore: l’uso della violenza o del dileggio nei confronti di chi è considerato avversario politico. Manifestare per la Palestina è un diritto, comunque la si pensi. Abusare di un diritto per usare violenza o dileggio è inaccettabile. Tra le tre vicende che lei segnala, io penso che il fatto eversivo sia la devastazione dei locali de La Stampa, per le modalità con le quali è stato compiuto e perché ha colpito un organo di informazione. Si sono comportati come quella squadra neofascista che assaltò e devastò la sede della CGIL a Roma. Vedo fatti eversivi, non vedo un processo di eversione».
A Torino sembra fuori controllo il centro sociale Haskatasuna. Ieri la Tav, oggi Gaza: qual è la linea che dovrebbero tenere le istituzioni? Tenerlo sotto controllo o chiuderlo?
«Quegli appartenenti ad Askatasuna si sono comportati come teppisti ed eversori. Chiudere il centro, a mio avviso, sarebbe sbagliato perché non risolverebbe il problema, ma lo sposterebbe da qualche altra parte e penalizzerebbe chi non ha commesso illeciti. Bisogna punire chi ha commesso quei reati, con rapidità».
Esiste un problema di antisemitismo diffuso, sotto le voci antisionismo, anti-israelismo?
«L’antisemitismo è purtroppo dentro la storia dell’Europa ed è quindi sempre pronto ad emergere. Certo, la reazione del governo israeliano alla strage del 7 ottobre è andata al di là di ogni accettabilità umana e politica. Questi fatti meritano la critica più severa, ma non possono in alcun modo la rinascita dell’antisemitismo, che colpisce chi è ebreo perché è ebreo».
Il raid organizzato contro La Stampa che conseguenze avrà? Sabino Cassese chiede pene severe e un seguito civile, con il pagamento dei danni. Forse dovrebbero risarcire l’intera categoria dei giornalisti, dopo il grido “giornalista sei il primo della lista”.
«È bene che il processo agli accusati si faccia al più presto e si comminino ai responsabili le pene che meritano. Quanto al risarcimento dei danni, la richiesta eventualmente spetta a La Stampa, che è il soggetto danneggiato. Quella minaccia contro i giornalisti echeggia slogan simili pronunciati dai terroristi. Chi ha ucciso Carlo Casalegno e Walter Tobagi ha messo in pratica proprio quella minaccia. L’unica cosa da non fare è trattare la vicenda come se fosse una ragazzata».