Il confine che non dovrebbe mai essere valicato

Se il diritto alla libertà minaccia l’altrui esistenza e ci rende ostaggi di gruppetti organizzati

di Pasquale Ferraro - 2 Dicembre 2025 alle 12:12

Esiste un confine che non dovrebbe mai essere valicato. Non è un confine delimitato da norme o codici, benché la Costituzione riconosca e tuteli la libertà d’espressione e di pensiero in tutte le sue articolazioni, ma un limes etico che prescinde la norma positiva in quanto elemento identificativo e fondativo di una società libera e dunque democratica.

Perché una democrazia è sana solo se in essa è forte il senso di libertà e spesso si tende a dimenticare che la limitazione della libertà non è solo ed unicamente qualcosa che può essere limitato da un “potere” cosiddetto autoritario, ma anche da spinte e pressioni che condizionano e minacciano l’esercizio di quella libertà che può e deve essere limitata solo quando è lesiva della liberà altrui. Perché la bilancia tra diritti e doveri non può o meglio non dovrebbe mai perdere il suo sano e giusto equilibrio, eppure noi assistiamo quotidianamente a limitazioni, violenze e giustificazioni delle stesse che rappresentano fenomeni autentici di una crisi che non può più essere sottovalutata.

Da tempo si è identificato l’egoismo come male principale della società occidentale, dimenticando di evidenziare come l’egoismo individuale in chiave politica abbia assunto le caratteristiche di un’assolutistica convinzione di possedere una verità che è la sola ed unica degna di essere narrata urbi et orbi. Negli ultimi anni questa presunzione è lentamente cresciuta e si è manifestata in varie forme e in tutte (woke, politicamente corretto nella sua prima versione, Black Live Metter, ProPal) ciò che ne è venuto fuori è stata una violenta battuta d’arresto per la libertà nel suo senso più puro. E troppi come avrebbe detto Benjamin Constant hanno indossato il “mantello di Licurgo” con l’intenzione di costruire un complesso di norme morali che in nome di una neo-ideologia dovrebbero ridefinire la morale corrente e stabilire ciò che è giusto. Facendo venire meno quello spirito critico necessario a ciascuno per capire come va il mondo.

Se Immanuel Kant scriveva nel 1784 che “l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso” e evidente che oggi è in corso un netto arretramento, e cosa ancora più pericolosa, assistiamo ogni giorno ad un utilizzo distorto di concetti universalmente riconosciuti e trasformati nelle proprie nemesi. Perché se i nemici e carnefici della libertà indossano i panni dei “liberi” e additano come “censuratori” e “fascisti” le vittime allora è chiaro che è avvenuto un cortocircuito dagli effetti devastanti. Ciò che è prezioso e di per sé fragile, e di quella fragilità si è abusato fin troppo, fingendo di ignorare dolosamente o ignorando stoltamente i rischi verso cui ci si tuffava beanti. Si è permesso in questo paese che istituzioni formative divenissero ostaggio di gruppetti organizzati che stabiliscono chi ha il “diritto” o meno di esercitare la propria libertà, e dove addirittura a chi ha scelto di servire per la vita la propria Nazione viene impedito di accedere a quelle istituzioni formative che in quanto pubbliche dovrebbero garantire l’assoluta pluralità e appunto libertà.

Perché la libertà è tale solo se riconosciuta e rispettata, ma se abusata, allora la libertà perde il suo senso, il suo significato e il suo significante, trasformandosi in qualcosa di lontano da ciò per cui è stato sacrificato tanto e versato sangue. La libertà abbiamo tristemente imparato può essere minacciata e limitata da un utilizzo manipolatorio e assolutistico della propria nozione, priva di quella linfa che è essenza di un concetto che spogliato della sua purezza perde ogni senso. Ed è forse questa la grande sfida di oggi, quella di non lasciarsi ingannare dalla pretesa che tutto avvenga in nome della libertà, quando in verità ne minaccia l’esistenza.

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