Israele e gli italiani: una storia che chiede rispetto. Appello al Ministro Tajani
di Redazione - 14 Ottobre 2025 alle 11:56
di Francesco Lucrezi
Ill.mo Sig. Ministro degli Esteri Antonio Tajani,
pur non essendo completamente d’accordo – come è umano e naturale – con tutte le posizioni da Lei assunte negli ultimi due anni nel corso della grave crisi mediorientale, riconosco comunque il Suo impegno a favore di una pace giusta e duratura, e il Suo essersi mantenuto a distanza dalla furiosa criminalizzazione di Israele. Vengono letteralmente i brividi provando solo a immaginare chi, tra gli attuali politici di opposizione, potrebbe oggi sedere al Suo posto.
Ciò detto, mi permetto, con molto rispetto, di chiedere delucidazioni su una frase da Lei recentemente pronunciata. Nel corso di un’audizione al Parlamento italiano, Lei ha detto che “il governo è pronto a valutare insieme ad altri Paesi, a cominciare dalla Germania, le proposte di sanzioni commerciali avanzate dalla Commissione. Con la consapevolezza che non debbano esserci ricadute negative sulla popolazione israeliana, che ha carattere multietnico. Ci sono anche arabi e drusi”.
Qual è il senso di queste Sue parole? Perché mai il carattere multietnico di Israele dovrebbe rappresentare un problema? Perché mai la presenza in quel Paese di arabi e drusi dovrebbe suggerire prudenza nell’adottare le sanzioni? Se in quel Paese abitassero solo ebrei sarebbe forse tutto più semplice? Le sanzioni, come strumento di pressione contro uno Stato e un governo di cui si critichino fortemente alcune azioni, provocano sempre, inevitabilmente, delle ricadute sulla popolazione civile. Non è questa la sede per chiedersi se e quanto esse possano essere più o meno utili ed efficaci, ma, comunque, è un dato di fatto che vengano usate.
L’Italia, per esempio, insieme a molti altri Paesi, ha preso numerose sanzioni nei confronti della Federazione Russa, che, com’è noto, è uno dei Paesi più multietnici del mondo, dal momento che in esso vivono russi, ucraini, lituani, lettoni, armeni, bielorussi, greci, polacchi, georgiani, kazaki, azeri, estoni, circassi, ceceni, turkmeni, ebrei, calmucchi, uzbeki, eschimesi e ancora tanti altri. Ebbene, nessuno si è mai preoccupato di quali, tra questi gruppi etnici, le sanzioni andassero a colpire. Tutti questi popoli, colpevoli o innocenti che siano, fanno parte della Federazione russa, e tutti, nel bene e nel male, ne seguono le sorti.
Il piccolissimo Israele, con i suoi 8 milioni di abitanti, è anch’esso un Paese multietnico e multireligioso: vi abitano ebrei, arabi, drusi, beduini, filippini e tanti altri, e si professano le fedi ebraica, islamica, cattolica, copta, bahai e tante altre. Inoltre, come Lei ben sa, in quel minuscolo Paese vivono anche 20.000 cittadini italiani. Cittadini che, nonostante tutto, conservano un legame fortissimo con la loro madrepatria, alla quale li legano indissolubili legami di lingua, sangue, cultura, memoria, storia. Sono ormai pochi i superstiti di coloro che furono costretti a trovare riparo in Palestina, con le loro famiglie, per sfuggire al tradimento che nel 1938 perpetrò contro di loro l’Italia fascista. Ma tutte le generazioni successive ricordano bene quella insanabile ferita, che distrusse le loro famiglie e gettò nella polvere l’onore del loro Paese. Hanno tutti sperato, questi italiani israeliani, che l’Italia fosse cambiata, potesse tornare a essere, di nuovo, la loro patria. Le immagini delle piazze italiane piene di folle esagitate urlanti slogan di odio e di morte stanno distruggendo, purtroppo, questa speranza.
So bene, Signor Ministro, che quegli slogan non Le appartengono. La prego, però, di ricordare, con rispetto, due cose. La prima è che in Israele tutti sono uguali davanti alla legge. Ebrei, arabi, drusi e beduini. E non è certo vero che sono solo gli ebrei a esprimere la maggioranza da cui è sorto il governo in carica. Molti arabi hanno votato Likud, non certo per amore di Netanyahu, ma perché sono letteralmente terrorizzati dalla prospettiva di dovere vivere, un domani, in uno Stato palestinese. La seconda è che, novant’anni fa, l’Italia non pugnalò gli arabi, i drusi e i beduini. No. Pugnalò alle spalle gli ebrei, gli ebrei italiani. Molti dei quali sono oggi cittadini d’Israele. Se riterrà di prendere sanzioni contro Israele, Signor Ministro, lo faccia pure. Nel farlo, però, La invito, oltre a tenere presenti le privazioni materiali di drusi, arabi e beduini, a voler anche ricordare il sentimento di quegli ebrei italiani che si vedono di nuovo, novant’anni dopo, abbandonati e traditi dalla loro patria.