L’università «nemica» dei militari ospita i ProPal nell’aula occupata per boicottare la squadra israeliana

Sono sempre loro, i giovani palestinesi italiani. Parliamo del gruppo che ha organizzato una piazza che inneggiava al 7 ottobre e che ieri si sono riuniti nell’aula occupata “Capecchi” della facoltà di Filosofia dell’Università di Bologna per organizzare la strategia con la quale boicottare il match del 12 dicembre contro l’Hapoel Tel Aviv, come hanno già tentato di fare in occasione della gara di Basket Virtus-Maccabi Tel Aviv, ma che si è regolarmente svolta grazie alla ferma posizione del ministro dell’interno Matteo Piantedosi. «Pretendiamo che, almeno questa volta, l’Amministrazione Comunale si schieri dalla parte giusta della storia e ascolti la voce delle masse popolari, usando i suoi poteri per non far giocare la partita. Non ci faremo abbindolare dallo sport-washing di Israele e dalla normalizzazione del genocidio da parte del Governo italiano», scrivono. E il dato significativo è che ci riferiamo allo stesso ateneo che ha impedito che prendesse forma presso il dipartimento di Filosofia il corso di laurea riservato a una quindicina di ufficiali per «sviluppare il pensiero laterale» dei militari italiani. «I professori dell’ateneo di Bologna, che hanno rifiutato di avviare un corso di laurea per alcuni ufficiali dell’esercito italiano, temendo (così dicono) la (presunta) “militarizzazione” della loro università, possono stare tranquilli: quegli ufficiali che loro oggi rifiutano sdegnati, domani e sempre saranno pronti a difenderli ugualmente, ove e in caso fosse necessario», aveva detto il ministro della Difesa Guido Crosetto. Insomma, fuori i militari ma non chi inneggia a un atto terroristico o difende imam come Mohamed Shahin di Torino, ritenuto un esponente della Fratellanza Musulmana. A commentare l’ennesimo episodio di occupazione è Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna: «Quanto annunciato dai giovani palestinesi è inaccettabile. Un’aula occupata abusivamente non può diventare la base logistica per organizzare nuove proteste che rischiano di replicare quanto accaduto venerdì scorso, quando la città è stata messa in ginocchio da disordini e devastazioni». Ed è per questo che si chiede «un intervento immediato delle autorità competenti per lo sgombero dell’aula occupata, il monitoraggio rigoroso delle riunioni annunciate, l’individuazione preventiva di eventuali promotori di azioni violente e l’attivazione di tutte le misure necessarie per impedire che Bologna venga nuovamente ostaggio di frange estremiste. L’università chiarisca la sua posizione: dicono no ai corsi per i militari, ma non si fanno problemi ad avere un’aula occupata in cui vengono organizzate queste manifestazioni?». Insomma, una Bologna in ostaggio dei ProPal, soprattutto se consideriamo la nuova operazione di boicottaggio che i gruppi “C.U.A. Bologna” (Comitato Autonomo Studentesco) e Sumud Unibo (il cui mantra è “blocchiamo tutto”) hanno deciso di indire. Si tratta di una nuova protesta contro il corso per militari per martedì 9 dicembre in una sorta di chiamata alle armi per «discutere insieme, costruire un fronte ampio e dare forza a questo percorso invitiamo tutt3 a partecipare ad un’assemblea di ateneo martedì. Consapevoli dei tempi stretti, crediamo che sia necessario immaginare un percorso ampio e trasversale che nei prossimi mesi sappia contrastare la crescente militarizzazione delle nostre aule, anche in vista dell’imminente riforma Bernini». Attaccano il dissenso, si oppongono a chiunque osi criticare e spostarsi anche solo di un millimetro da quella forma di pensiero unico che loro fingono di voler combattere in un mix tra causa palestinese, aiuto dei lavoratori o studenti e no al riarmo. Protestare per il gusto di dissentire e creare disordine. Il tema, però, è che a discostarsene dovrebbe essere una sinistra che invece resta silente. E, infatti, Di Benedetto si appella proprio al sindaco bolognese in quota Pd Matteo Lepore: «Chiediamo a lui e alla maggioranza di smettere di fare opposizione al governo e di iniziare finalmente a fare la loro parte: difendere la città, sostenere le forze dell’ordine e garantire sicurezza ai cittadini. Bologna non può e non deve diventare terra franca per illegalità e intimidazioni».

Il grande archivio di Israele

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