Criticare Israele è antisemitismo, se lo dice anche il Pd

Chi contesta radicalmente i comportamenti dello Stato di Israele è antisemita. Questo è l’incredibile assunto di un disegno di legge «per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo» presentato da senatori del Pd di area «riformista». Primo firmatario Graziano Delrio, con lui tra gli altri Simona Malpezzi e Pier Ferdinando Casini. La proposta, come altre già in discussione – della Lega, di Maurizio Gasparri, di Ivan Scalfarotto – adotta la definizione di antisemitismo elaborata molti anni fa dall’Ihra – l’International Holocaust Remembrance Alliance -, che qualifica come antisemita ogni critica radicale contro Israele e verso il sionismo quale sua ideologia fondativa. In particolare, per l’Ihra è antisemitismo sostenere che «l’esistenza dello Stato di Israele è un’espressione di razzismo», «applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non richiesto a nessun altro Stato democratico», «fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti». Tutte opinioni largamente discutibili – personalmente non le condivido – ma che con l’antisemitismo c’entrano zero. Nel 2021 un gruppo di storici dell’antisemitismo e dell’Olocausto ha elaborato e diffuso un documento, la Jerusalem declaration on antisemitism – nel quale si denuncia l’evidente intenzione dei promotori della definizione Ihra di allargare il concetto di antisemitismo comprendendovi, in modo abusivo, qualsiasi posizione radicalmente anti-israeliana. Diversamente dalla proposta di Gasparri e in analogia con quelle di Lega e Scalfarotto, il disegno di legge Delrio non punisce con la galera chi scrive o dice parole che in base alla definizione Ihra sono equiparate ad antisemitismo, ma in parte fa di peggio: all’articolo 2 delega il governo – questo governo, visto che la scadenza indicata è di sei mesi – a varare uno o più decreti legislativi con prescrizioni all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) «in materia di prevenzione, segnalazione, rimozione e sanzione dei contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme on line di servizi digitali in lingua italiana». Gli articoli 3 e 4 della proposta si spingono ancora oltre: prevedono che ogni Università nomini una sorta di controllore che vigili su eventuali attività interne, anche didattiche, che suonino come illegittime sempre sulla base dei criteri definitori dell’antisemitismo fissati dall’Ihra. Il disegno di legge Delrio, per le sue premesse e per molti dei suoi contenuti, è davvero sconcertante, anche e tanto più visto che è opera di parlamentari di centrosinistra. L’antisemitismo è un problema serio e molto attuale, purtroppo se ne scorgono tracce anche in frammenti del movimento proPal per fortuna marginali ma comunque da contrastare con il massimo rigore. Proprio perché l’antisemitismo esiste ed esiste tuttora, le culture politiche progressiste che a differenza di quelle della destra oggi al governo e con rare eccezioni lo combattono da sempre non possono permettersi infortuni come questo. Se la proposta Delrio diventasse legge, non solo chi scrive ma tanti giornalisti e intellettuali autorevoli – Anna Foa, Gad Lerner, Stefano Levi della Torre… e questo giornale nella sua interezza – andrebbero, andremmo, sanzionati per le opinioni espresse sulla deriva nazionalista, razzista, illiberale dello Stato di Israele: del suo governo pro-tempore certo, ma anche degli altri suoi vertici istituzionali, delle sue forze armate e di sicurezza che compiono crimini quotidiani a Ga2a e spalleggiano le scorribande criminali dei coloni in Cisgiordania, del suo sistema carcerario. Infine. La confusione tra espressioni antisemite e anti-israeliane teorizzata in questo disegno di legge come negli altri analoghi cui si è affiancato, avvalora una confusione di segno opposto: tra «ebrei» e «Israele», che è uno dei canali principali attraverso i quali nell’attuale dibattito pubblico s’insinuano linguaggi, argomenti che tradiscono vero antisemitismo. Per contrastare questa minacciosa eterogenesi dei fini, sarebbe bene che il disegno di legge Delrio torni il più rapidamente possibile nel cassetto.

Il grande archivio di Israele

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