Antisemitismo, lite nel Pd «La proposta di Delrio? È solo a titolo personale»

Diventa un caso nel Pd il disegno di legge di Graziano Delrio per contrastare l’antisemitismo nelle scuole, nelle università e sul web. È un testo firmato anche da altri senatori pd come, per esempio, Simona Malpezzi, Alessandro Alfieri, Alfredo Bazoli, Pier Ferdinando Casini, Filippo Sensi, Walter Verini e Sandra Zampa. Delrio non avrebbe mai immaginato che i vertici del suo partito avrebbero fatto pressioni per indurlo a ritirare quel ddl. Cosa che, ovviamente, lui non farà. Però sia Elly Schlein che Francesco Boccia hanno cercato di far desistere l’esponente dei riformisti pd. Il presidente dei senatori dem è addirittura intervenuto in serata con tanto di nota ufficiale per precisare che quel disegno di legge «non è del gruppo», ma è «stato presentato a titolo personale da Delrio». Le pressioni di Schlein e Boccia su Delrio non hanno avuto effetto. Su altri senatori, però, hanno funzionato. Così tre dei firmatari di quel ddl hanno ritirato la loro adesione. Come per incanto scompaiono dal testo le firme di Andrea Martella, Antonio Nicita e Valeria Valente. Ma cosa ha spinto i vertici del Pd a cercare di far ritirare un ddl su un tema così delicato, quando è noto, come sottolinea Malpezzi, che «nel 2024 gli atti di antisemitismo sono aumentati del 400 per cento»? O quando, per paura, il 75 per cento dei cittadini italiani ebrei evita di indossare simboli religiosi in pubblico? A scatenare la reazione della segretaria e dei suoi fedelissimi, sono stati i commenti di una certa sinistra sui social, e, soprattutto, l’attacco del Manifesto al disegno di legge di Delrio. In un articolo pubblicato ieri dal «quotidiano comunista», l’ex senatore dem Roberto Della Seta, che con Schlein ha un ottimo rapporto, stigmatizzava quella proposta e concludeva così: «Sarebbe bene che il ddl Delrio torni il più rapidamente possibile nel cassetto». La segretaria ha così deciso di agire. Anche perché nel frattempo arrivavano pure le critiche degli alleati, come Angelo Bonelli: «È un ddl sconcertante, spero sia ritirato», auspicava il portavoce verde. La segretaria non intende alienarsi il mondo della sinistra propal, come dimostra la sua prudenza su Francesca Albanese, di cui evita accuratamente di commentare certe uscite. Perciò alla fine, dopo il pressing sotterraneo, Boccia è uscito allo scoperto e ha preso le distanze da Delrio. D’altra parte, ormai il clima nel Pd è questo. Come testimoniano le parole di due giorni fa di Beppe Provenzano nei confronti di Piero Fassino, «reo» di aver detto, in un collegamento dalla Knesset, che Israele è una democrazia. Pronta la replica del responsabile Esteri dem: «Quella non era una missione del Pd». Una replica molto simile, nel tono e nei contenuti, alla precisazione di Boccia che ha disconosciuto il ddl Delrio. Pina Picierno da Bruxelles difende invece quella proposta: «Le critiche al ddl dei soliti inquinatori di pozzi sono strumentali e sanno di giustificazionismo e ipocrisia». Le critiche cui si riferisce la vice presidente del Parlamento europeo sono quelle di chi accusa il ddl di creare nuove fattispecie di reati. Ma Malpezzi precisa: «Non ci sono sanzioni né nuovi reati. Solo la volontà di garantire ai cittadini italiani di professare e manifestare tutti liberamente la propria fede».

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