“Boicottare israele, gli studenti fanno bene”
Il pezzo legittima apertamente il boicottaggio accademico contro Israele, presentandolo come scelta “giusta” e senza alcuna analisi delle responsabilità di Hamas, delle manipolazioni informative o del contesto di sicurezza. L’articolo propone una lettura militante e unilaterale, priva di fonti plurali e costruita su slogan che ignorano la complessità reale del conflitto. È il testo più sbilanciato e ideologico della rassegna di oggi.
Se chiedi a Massimo D’Alema di dire una cosa di civiltà, oggi non avrebbe dubbi: “Boicottare Israele”. L’ex primo ministro, oggi fuori dal Pd, chiudendo il convegno organizzato dall’associazione bersaniana Compagno è il mondo, su questo è netto: “Ho visto al supermercato una signora che ha riposto sullo scaffale un prodotto made in Israele. Mi sono complimentato: si fa così!”. E non meno netto è stato sulle proteste giovanili a fianco della Palestina: “I ragazzi che lo dicono, che protestano nelle università e che vengono aspramente rimproverati, hanno perfettamente ragione: sono l’ultimo baluardo della civiltà europea”. Pressando da sinistra il Pd, D’Alema e compagni spiegano che sulla Palestina “molti giovani decideranno se andare a votare, i Dem Usa se ne sono accorti” e poi invita a sfruttare i varchi offerti dal piano Trump su Ga2a: “La forza di interposizione e la possibilità di un governo palestinese, per quanto traballante ”. Servono volti nuovi “e credibili” fuori anche dalla “logorata le adership dell’Anp”. Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, rivela che un possibile premier tecnico potrebbe essere Nasser al Qudwa, nipote da Arafat e poi invita anch’egli a “sfruttare l’accordo di Trump per sconfiggere Hamas e Netanyahu”. Ma D’Alema alza ancora l’asticella: l’unica possibilità di pace mondiale sarebbe data da un’intesa Ue-Cina. Ma Pechino è oggi “una potenza riluttante”. E l’Europa non è pervenuta.