Il murales di Jorit dedicato ai bambini morti in Palestina
I volti di Jorit dalle due cicatrici sulle guance – con richiamo ai rituali tribali, marchi d’appartenenza alla “Human Tribe” – svettano dalle facciate dei palazzi di mezza Italia. Da New York a Santiago del Cile, da New Delhi a Tokyo, da Sochi a Mariupol. I suoi murales sono icone della street art internazionale che si fa bellezza, riflessione collettiva e strumento di riqualificazione urbana. Ma quello in fase di realizzazione in via Verdi a Potenza – finito «tra una ventina di giorni, entro Natale, dipende dalle condizioni meteorologiche» – dedicato alla piccola Hind e partito – com’è nel metodo dell’artista – da un’orditura geometrica per righe e lettere capovolte, utile alla composizione della trama del disegno, ma anche testo rappresentativo del suo stato d’animo a fronte dell’indicibile “Definisci bambino” – «non è come gli altri. Ha un valore, un’emozione in più, un’importanza particolare per me»: ci ha detto Ciro Cirullo, in arte Jorit, per il tramite della sua segreteria. Artista partenopeo, classe ‘90, considerato il “Caravaggio della street art”, è tornato per l’ultimazione di un’opera che «per grandezza e significato è destinata a fare la storia del muralismo contemporaneo. Orgoglioso che questo messaggio di umanità emerga dal Sud Italia per affermare che – ha rimarcato – “noi non siamo complici di questo genocidio”». Potenza è scenario inedito per la nuova, imponente opera di Jorit – la terza in Basilicata dopo Mariele Ventre a Sasso e Yasser Arafat a Rionero. Iniziativa privata, ideata dall’architetto Antonio Maroscia, condivisa da imprenditori e professionisti vicini al suo mondo lavorativo che partecipano alla copertura dei costi complessivi: «Circa 40 mila euro. Bell’esempio di partecipazione attiva. Dimostrazione che – ha detto Maroscia – se hai un’idea puoi organizzarti, verificare una reale e ampia condivisione, realizzarla. In questi giorni avrò incontri operativi con Jorit. Si riprenderà sabato: c’è da aspettare un altro carico di bombolette spray dalla Spagna. Oltre 3 mila utilizzate fino a oggi. Felice che in questa iniziativa poco convenzionale non sia rimasto solo: in tanti si sono affiancati in sostegno del progetto». Gratitudine espressa dall’Amministrazione comunale a cui Jorit avanza due richieste: l’allaccio permanente all’illuminazione pubblica e «il riconoscimento simbolico dello Stato Palestinese già riconosciuto da 157 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite». È della piccola Hind Rajab il volto raffigurato. Suo e non solo. «È di tutti i bambini palestinesi, inclusi gli oltre 20 mila uccisi e i superstiti che affrontano la violenza dell’occupazione israeliana. Non una guerra – ha rimarcato Jorit – ma un’occupazione coloniale. Sostengo la lotta di liberazione del popolo palestinese da quando avevo 13 anni. Ho sempre cercato di utilizzare la mia arte per questa causa, ma l’idea di quest’opera a Potenza è merito dell’architetto Maroscia, persona di spessore e rara sensibilità». Il titolo è “Hind”: «la bambina di 5 anni crivellata da 335 colpi partiti da un carro armato israeliano. Come in un film dell’orrore – ha sottolineato l’artista – prima di essere sventrata dai proiettili, ha passato ore in auto con i cadaveri dei suoi familiari uccisi in precedenza: l’ambulanza è stata disintegrata quando era quasi riuscita a raggiungerla. S’ipotizza che fosse stata lasciata volutamente in vita per poter uccidere, con lei, anche i soccorritori. Pratica barbarica che è normalità in Palestina» ha chiosato Jorit che, nella consapevolezza di quell’orrore, lasciato sul fondo della tavola grafica e griglia di disegno, ci consegna visibile solo la forza del sorriso di Hind.