Antisemitismo, tutti contro Delrio. “Ma io non ritiro il ddl contestato”
I vertici del Pd prendono le distanze. Scrittori e studiosi firmano un appello in cui definiscono «inaccettabili e pericolosi» tutti i testi sul contrasto all’antisemitismo depositati in Parlamento. Ma il senatore Graziano Delrio va avanti determinato: «Non ritiro il mio disegno di legge». Ad aver creato frizioni, dentro e fuori il partito, è la proposta presentata dall’esponente dem e firmata da Sandra Zampa, Walter Verini, Filippo Sensi, Pierferdinando Casini, Simona Malpezzi, Alfredo Bazoli e Alessandro Alfieri. Dal Na2areno arriva una netta frenata. In una lettera a Repubblica il presidente dei senatori Francesco Boccia definisce quella del collega «un’iniziativa personale che non rispecchia la linea del partito». Il motivo del disaccordo è la definizione di antisemitismo — mutuata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (Ihra) — che secondo l’area del Pd più vicina alla segretaria Elly Schlein rischia di colpire non solo le sortite antisemite, ma anche le opinioni. Per i firmatari, invece, il designo di legge ha l’obiettivo di «dettagliare meglio i doveri delle piattaforme on line e i diritti degli utenti» per quanto riguarda la rimozione dei contenuti antisemiti. «L’incitamento all’odio è già illegittimo nel nostro ordinamento e in tutta Europa, in particolare quando riguarda i post antisemiti», sottolinea Malpezzi. I Boccia replica sottolineando che la posizione del Pd è già «limpida e non negoziabile», pertanto ricorda che «in commissione Affari Costituzionali del Senato il capogruppo Andrea Giorgis ha ribadito in ogni seduta, fin dalle prime audizioni, che l’antisemitismo è una piaga terribile che rischia di tornare a dilagare». Scendono in campo anche studiosi, intellettuali, esperti di storia dell’ebraismo, ma non solo. In una lettera appello si legge: «Riteniamo inaccettabili e pericolosi i disegni di legge oggi in discussione sulla prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo». Tra i firmatari dell’appello spiccano, tra gli altri, i nomi di Anna Foa, Roberto Della Seta, Helena Janeczeck, Carlo Ginzburg, Lisa Ginzburg, Gad Lerner, Giovanni Levi, Stefano Levi Della Torre, Simon Levis Sullam, Bruno Montesano, Valentina Pisanty, Roberto Saviano. Il nodo alla base dello scontro, come si è detto, è tutto nella definizione che nel disegno di legge si dà di «antisemitismo». Una definizione «controversa» per chi ha sottoscritto l’appello: «In questo modo si finisce per equiparare qualsiasi critica politica a Israele all’antisemitismo». Invece per Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, «boicottare il percorso parlamentare per una lettura selettiva e distorta della stessa definizione Ihra equivale ad eludere il problema». Su questa linea i riformisti dem, firmatari del disegno di legge, che respingono le accuse. Per Bazoli «se qualcosa va corretto per evitare i rischi paventati da chi critica il testo» è giusto che «se ne parli senza anatemi». E mentre il leader di Azione Carlo Calenda, con il senatore Marco Lombardo, sottoscrive il testo Delrio, e il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ricorda che il suo disegno di legge «in parte simile a quello di Delrio, tutela gli ebrei e lo Stato di Israele, non il suo governo», il capogruppo Pd al Senato mette in guardia: «Chi si è formato sui testi di Primo Levi non accetta lezioni da nessuno su questo terreno. Men che meno da una destra post-fascista».