Genocidio e inchieste: il Pd fa il solito harakiri

Il Fatto utilizza la parola “genocidio” come clava politica senza alcun supporto di fonti indipendenti né attenzione al contesto. Il pezzo trascina Israele nel dibattito interno al Pd, ignorando totalmente Hamas, le responsabilità terroristiche e la complessità giuridica del termine. Una narrazione parziale, ideologica e priva di equilibrio che trasforma il conflitto in arma di propaganda: è l’articolo più distorto della giornata.

“Sono la segretaria di tutti”. Così Elly Schlein a Montepulciano ha voluto in un colpo solo ridimensionare Andrea Orlando, Dario Franceschini, Roberto Speranza e il correntone tutto, preannunciare tra le righe il passaggio in maggioranza di Stefano Bonaccini e lanciare il suo ombrello protettore pure sulla destra dem, capeggiata da Lorenzo Guerini. Quasi una settimana dopo, l’equilibrismo della segretaria dem mostra più di una crepa. In questi giorni la battaglia si è consumata nel nome di Israele. Piero Fassino martedì ha parlato alla Knesset in collegamento, definendo Israele una società “libera”, “aperta”, “democratica”. Una linea che – secondo quanto si raccontava in qualche capannello alla Camera – s a re bb e stata concordata in casa di Fiamma Nirenstein. All ’evento pro-Israele a Montecitorio c’era pure Graziano Delrio, il quale immediatamente si è adoperato per presentare un ddl in cui si definisce antisemitismo la critica a Israele. Elly Schlein e Francesco Boccia gli hanno chiesto di ritirare il testo e alcuni dei 10 firmatari hanno tolto la firma (Andrea Martella, Antonio Nicita e Valeria Valente). Delrio sostiene che tutto nasca dal fatto che c’erano proposte della destra “inguardabili” sull’antisemitismo e dunque avrebbe preparato un testo “semplice e concreto” per dire che “il problema lo vediamo anche noi”. E mette le mani avanti: nulla che c’entri con il dibattito Pd. Eppure, tra i firmatari ci sono Filippo Sensi, punta dell’area Gentiloni; Sandra Zampa, prodiana, ormai arruolata dalla destra dem; Alessandro Alfieri, che però in cuor suo è mezzo pentito, visto che sta con Bonaccini; Pier Ferdinando Casini. Insomma, un dito nell’occhio a una segretaria che giovedì sera è andata al Tg di La7 a ribadire il sostegno dem a Kiev e che sul Medio Oriente cerca una linea comune con M5S e Avs. Osteggiata non da ora. AD APRILE in Senato fu organizzato un convegno pro-Israele (guest starPiero Fassino e Marco Carrai), alla presenza di mezzo gruppo Pd. Ora i dem ci tengono a far sapere che Andrea Giorgis sta lavorando a un testo che si occupi di contrastare l’odio tout court. Ma poi in questa settimana Schlein si è ritrovata con la spina nel fianco Francesca Albanese. Dopo le sue dichiarazioni sull’aggressione a La Stampa come “monito” ai media – criticate da Peppe Provenzano – Sara Funaro ha deciso di non concederle più la cittadinanza onoraria a Firenze, mentre Matteo Lepore a Bologna resiste, nonostante il parere negativo di Romano Prodi. Altra grana, la questione morale. La segretaria, che ha messo Enrico Berlinguer sulla tessera, mercoledì è andata alla presentazione del libro di Simone Uggetti, sindaco di Lodi, diventato il simbolo del garantismo. Omaggio pure a Guerini. Ma non è bastato. La destra dem continua a rimproverarle di non aver espresso solidarietà esplicita né ad Alessandra Moretti né a Federica Mogherini. Per la segretaria di tutti, uno slalom non proprio brillante.

Il grande archivio di Israele

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