Ha Stato Israele

A Gaza il personale Onu (13mila dipendenti) è affamato e non può aiutare, ma la notizia non c’è

di Iuri Maria Prado - 29 Luglio 2025 alle 15:52

L’altro giorno il Corriere della Sera pubblicava la notizia falsa secondo cui a Gaza sarebbero entrati, nelle ultime settimane, 18 camion di aiuti al giorno (ne sono entrati 100 in media). Successivamente – forse nel tentativo maldestro di mettere una patacca correttiva a quella notizia inveritiera, forse invece per disinvolta trascuratezza – il Corriere scriveva che ne entravano 69. Cioè il Corriere riusciva nel capolavoro di sbugiardare sé stesso, ma lasciandosi andare a una bugia di secondo livello – una specie di fake news light – che inguattava 30 camion.

Dopo di che, ieri, quando si trattava di dare la notizia secondo cui “il Programma Alimentare Mondiale fa sapere di avere pronto ai confini abbastanza cibo per sfamare i gazawi per i prossimi tre mesi”, il Corriere, a firma di Andrea Nicastro, spiegava tuttavia che raccogliere e distribuire quella massa di roba è un problemaccio. Perché? Perché non si sa, spiegava Nicastro, se le Nazioni Unite sono “ancora in grado di distribuire il cibo come tre mesi fa” (quando lavoravano in armonia con Hamas, n.d.r.).

E perché non sarebbero più in grado di farlo? Perché, spiegava ancora il Corriere, “Nel frattempo il personale dell’Onu si è indebolito per la fame”. La frase (stiamo parlando della versione online del Corriere) era enfatizzata da un link, un collegamento insomma, che rinviava a un precedente articolo, sempre del Corriere, in cui il lettore vanamente avrebbe cercato la notizia relativa al personale dell’Onu indebolito per la fame. Perché non l’avrebbe trovata. Perché non c’era. Non che fosse striminzita: non c’era proprio, la notizia. Manco una virgola, sul fattaccio tragico del personale dell’Onu debilitato.

Si noti che le Nazioni Unite, in loco, soltanto contando quelli di una delle sue agenzie, l’Unrwa, hanno tredicimila dipendenti. Tredicimila. D’accordo che c’è la carestia perfidamente indotta da Israele, ma appare statisticamente improbabile che la fame attanagli il complesso di quell’esercito cooperante sino a impedire che possa affrontare la fatica di fare ciò che dovrebbe, cioè distribuire gli aiuti. Certo, il personale delle Nazioni Unite sarebbe costretto a operare senza garanzia che gli aiuti vadano a Hamas, e si capisce che la cosa apparirebbe triste e umiliante. Ma con un po’ di sacrificio, nonostante l’avversità, diciamo che forse potrebbe anche farcela.

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