Antisemitismo, antisionismo e pregiudizi anti-Israele in Italia
24 Settembre 2025 alle 13:25
L’articolo del Prof. Maurizio Martelli identifica diverse correnti di pensiero che hanno plasmato l’atteggiamento italiano e europeo verso gli ebrei:
- Antisemitismo di matrice cattolica: Per secoli, la Chiesa ha alimentato stereotipi negativi, accusando gli ebrei di essere “deicidi” e di compiere riti con il sangue di bambini cristiani. Anche dopo il Concilio Vaticano II (1965), questi pregiudizi non sono scomparsi del tutto dall’immaginario collettivo.
- Antisemitismo illuminista: Anche pensatori come Voltaire, pur promuovendo la ragione, nutrivano pregiudizi razziali e nazionalisti contro gli ebrei, considerandoli “vagabondi” e “in orrore agli uomini”. L’integrazione, secondo questa visione, era possibile solo con la rinuncia all’identità ebraica.
- Antisemitismo socialista e comunista: Il socialismo, a partire da pensatori come Marx, ha collegato il pensiero ebraico al capitalismo, definendo gli ebrei come “capitalisti” e “usurai”. Questa visione ha permeato il movimento comunista mondiale e ha portato a una latente diffidenza verso gli ebrei, anche all’interno del partito.
- Antisemitismo liberale: Sebbene il liberalismo sia stato in genere più favorevole all’emancipazione degli ebrei, alcuni esponenti hanno sviluppato un antisemitismo basato sul razzismo e il nazionalismo, sostenendo che gli ebrei fossero una “razza” diversa, dedita alla conquista del potere politico e finanziario.
L’evoluzione nel XX secolo e nel dopoguerra
L’articolo traccia l’evoluzione dell’antisemitismo in Italia attraverso i principali partiti politici:
- Fascismo: Le Leggi Razziali del 1938 hanno segnato il culmine di una profonda ostilità, dimostrando la scarsa opposizione popolare.
- Dopoguerra: Dopo la Shoah, l’antisemitismo esplicito diventa inaccettabile, ma si trasforma in antisionismo, un’avversione nei confronti dello stato di Israele. L’autore sostiene che questo fenomeno ha permesso di criticare gli ebrei senza apparire razzisti.
- I partiti del dopoguerra:
- MSI: Erede del fascismo, ha faticato a distanziarsi dall’antisemitismo storico.
- Democrazia Cristiana: Ha mantenuto una posizione ambigua, legata al Vaticano e agli interessi italiani nel mondo arabo (es. accordi con l’OLP).
- Sinistra: Inizialmente vicina a Israele, ha cambiato rotta a partire dalla guerra arabo-israeliana del 1967. L’URSS ha promosso il sionismo come una forma di colonialismo, e questa narrativa è stata adottata dal PCI e da altri partiti di sinistra.
- Liberali e repubblicani: Sono stati storicamente più vicini a Israele e all’ebraismo.
La situazione attuale: il legame tra antisionismo e antisemitismo
Martelli analizza l’attuale dibattito sulla guerra di Gaza, sottolineando che l’antisionismo è diventato la forma socialmente accettabile di antisemitismo. Questo fenomeno si manifesta con una “ipersensibilità” selettiva verso Israele, ignorando le decine di guerre e le migliaia di vittime in altri paesi.
Le ragioni di questa polarizzazione sono molteplici:
- Ragioni politiche: L’avversione per il governo Meloni e la vicinanza della destra a Israele; la necessità della sinistra di trovare una causa comune; la posizione anti-americana e anti-capitalista.
- Fattori internazionali: Il ruolo di media come Al Jazeera, finanziata dal Qatar, che promuove una narrativa anti-israeliana e diffonde fake news.
- Influenze culturali: La diffusione delle teorie “woke” dall’America, che etichettano gli ebrei come “bianchi” e “colonizzatori”, mettendoli in contrapposizione con i “non bianchi” e “oppressi” palestinesi. Questo approccio, secondo l’autore, ignora la realtà storica e la composizione etnica del popolo ebraico, che include anche persone di origine non europea.
L’articolo conclude sottolineando che, nonostante le legittime divisioni politiche anche all’interno della comunità ebraica, l’antisionismo si serve di questi contrasti per rafforzare i propri pregiudizi. Gli antichi stereotipi si ripresentano sotto nuove forme, come l’accusa di “genocidio” contro Israele, simile a quelle usate in passato. L’autore sottolinea che il crescente antisionismo ha reso difficile per gli ebrei italiani confrontarsi con queste narrazioni, spesso sentendosi obbligati a conformarsi per evitare stigmatizzazioni.