A Gaza sempre più drammatica la situazione dei più fragili

Mentre ancora non è partita l’implementazione del “piano Trump” per Ga2a, recentemente approvato dal Consiglio di sicurezza dell’ONU con una risoluzione, è la situazione che riguarda i più fragili a essere sempre più preoccupante. Anche in un momento in cui dovrebbe vigere il cessate il fuoco. Dal giorno dell’entrata in vigore della tregua tra Israele e Hamas, il 10 ottobre scorso, almeno 67 minori risultano essere stati uccisi nell’enclave. Decine di altri bambini sono invece rimasti feriti. A renderlo noto il portavoce dell’Unicef, Ricardo Pires, che — citando le denunce di diverse organizzazioni presenti sul campo — ha dichiarato come a Gaza «non ci sia un posto sicuro per i minori». Attacchi da parte dell’Idf, secondo Al Jazeera, si sarebbero verificati anche stamattina nelle zone del nord, attorno a Gaza City; ma colpi di artiglieria sono stati sparati anche a Khan Yunis e a Rafah, dove 15 miliziani sono riusciti a fuggire da un tunnel sotterraneo in cui si nascondevano da giorni (sei sarebbero stati uccisi in un raid successivo). Anche la crisi umanitaria e sanitaria è ben lontana dall’essere risolta. Imperversa la malnutrizione acuta. L’Organizzazione mondiale della sanità, dopo uno screening su quasi 6.900 bambini, ha rilevato la presenza di questa patologia in 508 di loro, in sostanza il 7,4% del totale. A dichiararlo in una conferenza stampa il rappresentante dell’agenzia in Palestina, Rik Peeperkorn. Rimane, poi, delicatissima, la questione dei profughi, colpiti oltre che dalla violenza delle armi, e costretti a lasciare le proprie abitazioni, anche dall’arrivo dell’inverno. Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), al 10 novembre, circa un milione di persone vive ancora oggi in 862 campi di sfollati. Per i responsabili dell’Unrwa l’esecutivo israeliano non ha smesso di imporre restrizioni agli aiuti umanitari, comprese quelle relative ai rifugi temporanei necessari per sostituire le tende per decine di migliaia di civili costretti a fronteggiare le fredde piogge invernali. Non poche rimangono le criticità sull’attuazione dell’accordo in 20 punti, stilato dalla Casa Bianca. Gli Usa, infatti, anticipa «The Wall Street Journal», starebbero elaborando piani per costruire delle “zone verdi” nella Striscia, ovvero comunità volte ad accogliere i palestinesi sul lato israeliano della “Linea gialla”. A tal proposito sarebbero stati inviati ingegneri per iniziare a bonificare i siti nella speranza di allontanare i civili dalle aree controllate da Hamas. Nell’analisi del quotidiano newyorchese ciò rivelerebbe il riconoscimento del fatto che il disarmo di Hamas e la privazione della sua autorità non verrebbero raggiunti a breve. Infine, la tensione non accenna a placarsi in Libano. Stamattina un raid dell’Idf con un drone nel sud, nella zona tra Nabatieh el Fawka e Zawtar al-Sharqiyah, ha ucciso un miliziano di Hezbollah. Un’altra vittima è stata causata alla periferia di Froun, nel distretto di Bint Jbeil, mentre l’esercito ha fatto sapere di aver ucciso «13 terroristi» nel suo attacco di martedì sul campo profughi di Ain alHilweh, considerato dalle autorità israeliane un campo di addestramento di Hamas.

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