Arrivato l`inverno a Gaza Ma c`è chi vede sereno
Mentre a Gaza, in questi ultimi due anni, infuriavano i raid e i bombardamenti dell’esercito israeliano a seguito dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, la Cisgiordania è piano piano scivolata quasi totalmente fuori dalle cronache quotidiane. Eppure anche lì la pressione militare e le violenze fisiche e psicologiche contro la popolazione palestinese, sebbene in forme diverse rispetto alla Striscia, non sono mai venute meno. In molti casi sono addirittura aumentate. Il numero delle colonie israeliane illegali è cresciuto a dismisura e così le aggressioni da parte di settlers violenti, gli arresti arbitrari, l’espropriazione di abitazioni e terreni coltivabili, i danni a edifici e infrastrutture, gli attacchi a gruppi religiosi anche cristiani, per esempio a Taybeh, la confisca di siti storici e archeologici patrimonio della cultura palestinese (come documentato proprio ieri su questo giornale in un articolo a firma del gesuita David Neuhaus). Più volte poi ministri, come Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno chiesto di procedere all’annessione della Cisgiordania, suscitando anche secche prese di posizione da parte della Casa Bianca. Stamattina, l’Idf ha annunciato, con una nota pubblicata su X, il lancio di una «vasta operazione», ufficialmente «antiterrorismo», contro gruppi armati palestinesi nel nord della Cisgiordania occupata, quella che lo Stato di Israele continua a definire con il nome biblico di «Samaria». I militari hanno precisato che non si tratta di un dispiegamento nell’ambito dell’azione antiterrorismo lanciata a gennaio e rivolta principalmente ai campi profughi palestinesi, ma di una «nuova operazione», condotta di concerto con lo Shin Bet (il servizio di intelligence interno) e la Guardia di frontiera, che «non intendono permettere al terrorismo di insediarsi nell’area». Secondo quanto riporta «Haaretz», l’Idf è già entrato nella città di Tubas, nel nord, con veicoli blindati, prendendo il controllo di alcune case e trasformandole in avamposti militari, e le Brigate palestinesi Al-Quds hanno dichiarato di essere «pronte» a rispondere all’incursione. Nelle ultime ore tre persone — ritenute dalle autorità israeliane responsabili di omicidi di soldati nei mesi scorsi — sono state uccise a sud di Jenin e nella zona di Nablus, mentre altre sono state arrestate. Il magazine «+972», assieme a «Local Call», ha poi documentato la cattura anche dell’attivista Ayman Ghrayeb, arrivato all’ingresso del villaggio di Fasayil, nella regione della Valle del Giordano, per filmare e registrare la devastazione di una comunità palestinese. Ghrayeb, tratto in carcere con l’accusa di «istigazione», è stato interrogato solo sei giorni dopo l’arresto e posto in stato di “detenzione amministrativa”, condizione in cui versano circa 10.000 palestinesi detenuti di fatto a tempo indeterminato senza imputazioni né processo. Tutto questo accade, mentre le Nazioni Unite, attraverso l’Organizzazione per lo sviluppo e il commercio (Unctad), denunciano un collasso economico senza precedenti nello Stato di Palestina, con la Cisgiordania che «sta attraversando la più grave recessione mai registrata, causata da una maggiore insicurezza, restrizioni alla circolazione e all’accesso, e dalla perdita di opportunità produttive in tutti i settori dell’economia». Intanto, a Gaza, dove continua l’emergenza piogge per migliaia di famiglie nelle tendopoli, è stato identificato dai medici israeliani il corpo dell’ostaggio consegnato ieri da Hamas. Si tratta di Dror Or, rapito nel kibbutz di Be’eri durante gli attacchi terroristici del 7 ottobre. Quanto ai colloqui per l’avvio della “Fase 2” della tregua e la ricostruzione della Striscia — rivela una fonte egiziana ripresa da «Asharq al-Awsat» —, una conferenza internazionale prevista per fine novembre in Egitto è stata rinviata a causa dell’attuale situazione nell’enclave, dove il cessate-il-fuoco rimane sempre in bilico.