Fiano: “Il Pd contro il ddl Delrio per ignoranza. Non hanno letto il testo”
“Il ddl Delrio fa riferimento alla definizione operativa di antisemitismo dell’Ihra, ma non si sofferma sui dieci esempi di antisemitismo, sempre dell’Ihra, su cui si possono avere opinioni diverse. Penso che le critiche al testo siano mosse da ignoranza, forse non l’hanno letto bene. Per questo al Pd chiedo: chi può essere contrario a quella definizione? Anche perché venne approvata all’epoca del Conte II, quando il Pd governava con il M5s”. A chiederlo al suo partito è Emanuele Fiano, ex deputato, segretario di “Sinistra per Israele -Due popoli e due stati”, diventato uno dei bersagli dei movimenti pro-Pal che, ad esempio, lo hanno contestato alla Ca’ Foscari di Venezia impedendogli di parlare. “Credo che si debba partire da un punto: la definizione operativa dell’Ihra è inappellabile. Poi certo, sugli esempi che fa la stessa definizione, si può discutere. Io ad esempio credo che fare paragoni tra la politica del governo israeliano e il nazismo sia folle, ma non credo affatto che questo sia antisemitismo”, prosegue Fiano. Ciò, però, non è bastato alla pattuglia parlamentare dem, che si è dissociata dal disegno di legge portato avanti dall’ex ministro dei Trasporti. “Il senatore Delrio ha depositato, a titolo personale, il ddl ‘Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo’ che non rappresenta la posizione del gruppo né quella del partito”, ha scritto in una nota il capogruppo a Palazzo Madama Francesco Boccia. Alcuni dei cofirmatari di quel testo, Andrea Martella, Antonio Nicita e Valeria Valente, hanno ritirato le loro firme. E ieri Boccia ha rincarato la dose dicendo che in questa fase non c’è bisogno di puntare “bandierine identitarie”. “Ma io trovo che questi attacchi nei confronti del ddl da parte del Pd siano gravi e incomprensibili. Rivolti, peraltro, a una delle personalità che più rappresentano, nel Pd, l’idea di comprensione dei diritti di tutti i popoli, di apertura e di dialogo”, ragiona Fiano parlando col Foglio. Sono uscite, quelle del Na2areno, che in qualche modo rafforzano la postura di un Pd estremista, soprattutto dopo che in varie città si è posto il tema della cittadinanza onoraria da concedere alla relatrice Onu Francesca Albanese. “Credo sia tutto frutto della virulenza che si è raggiunta nel post 7 ottobre e dopo aver assistito ai massacri di Ga2a: da una parte ci sono state critiche legittime al governo israeliano, e io sono tra i primi a pensare che per Israele sarebbe meglio che il premier non fosse Netanyahu. E provo orrore per le posizioni di ministri come Ben Gvir e Smotrich”, spiega Fiano. “Dall’altra in alcune frange estreme ha prodotto una saldatura tra antisionismo e antisemitismo. Ma la sinistra, che ha nel suo Dna l’autodeterminazione dei popoli, dovrebbe riflettere su un dato: troppo spesso le legittime critiche al governo israeliano, che nessuno vuole limitare, finiscono per mettere in discussione l’esistenza stessa di Israele. Ecco, io credo che per il Pd questa sia un’occasione per una riflessione su quanto non si possa rispondere alla complessità con le semplificazioni. E per rifiutare ogni forma di estremismo. Almeno, è quello che nel mio piccolo continuerò a fare”. Anche sulla visita di Fassino alla Knesset il responsabile Esteri del Pd si è dissociato. “Io le dichiarazioni di Provenzano non le ho capite”, confessa Fiano. “Quando Fassino dice che Israele è una democrazia non vuol dire che si vogliano nascondere assurdità espresse da esponenti del Parlamento israeliano eletti e che hanno parlato di ‘bomba atomica su Ga2a’. Così come è vero che Israele è una democrazia ma non per tutti, di certo non per gli abitanti arabi della Cisgiordania. E però riconoscerla come democrazia non vuol dire certo tacere su questo”. Ultima domanda: con questa sinistra in confusione ha fatto bene Meloni a invitare Abu Mazen ad Atreju? “La destra sociale ha sempre avuto delle posizioni vicine alla lotta di liberazione palestinese”, conclude Fiano. “Meloni vuole giocare un ruolo di politica internazionale nella quale fa vedere di essere capace di interloquire con entrambe le parti. Penso che semplicemente faccia il suo lavoro”.