Gaza, l Onu approva il piano Usa astensioni decisive di Russia e Cina
l Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la risoluzione americana sul piano di pace per Gaza. Cina e Russia si sono astenute. A alle pagine 6 e 7 I servizi di COLARUSSO e LOMBARDI dal nostro corrispondente PAOLO MASTROLILLI NEW YORK l Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato ieri la risoluzione presentata dagli Stati Uniti per attuare il piano di pace del presidente Trump a Gaza, con l’astensione di Russia e Cina. «Questo — ha commentato l’ambasciatore americano Waltz — è il primo passo per consolidare la pace e costruire la stabilità dell’intera regione. Non l’approviamo come un compromesso, ma come un impegno per salvare vite umane». Il testo portato al voto da Washington, e subito bocciato da Hamas perché «impone una tutela internazionale sulla Striscia», serve in sostanza a recepire il piano di pace in venti punti proposto da Trump, in modo da poter passare dal fragile cessate il fuoco in corso alla realizzazione della seconda fase, che prevede la costituzione di una Forza internazionale di stabilizzazione, il Board of Peace incaricato di governare la Striscia per i prossimi anni e il disarmo dei miliziani. Temi al centro della visita di oggi alla Casa Bianca del principe saudita Mohammed bin Salman. La prima versione della risoluzione non conteneva un riferimento diretto alla creazione di uno Stato palestinese, e questo aveva reso impossibile l’adesione dei Paesi arabi, in particolare dopo la reazione del governo guidato da Netanyahu all’attacco del 7 ottobre. Siccome l’appoggio di Arabia, Egitto, Giordania, i Paesi del Golfo, era essenziale per prevenire il veto di Russia e Cina, e quindi far approvare la risoluzione, Washington ha cambiato il linguaggio introducendo una seconda versione. Questo testo, rispecchiando quello del piano di Trump, dice che se l’Autorità palestinese completerà le riforme richieste da tempo dalla comunità internazionale, «potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la sovranità palestinese. Gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico per una coesistenza pacifica e prospera». I caveat restano molti e il processo potrebbe non cominciare mai, anche perché Netanyahu ha ribadito la sua completa opposizione alla nascita di uno Stato palestinese, ma questa correzione è stata sufficiente per dare ai Paesi arabi quanto meno la giustificazione del loro voto favorevole. La Russia aveva presentato un testo alternativo, più vicino alle posizioni dei mediorientali, un po’ per ostacolare gli Stati Uniti e un po’ per alzare il prezzo della propria rinuncia ad usare il veto. Alcuni diplomatici hanno visto il rischio di uno scambio tra Mosca e Washington nel linguaggio della risoluzione annuale sulla guerra I in Ucraina, che gli Usa hanno chiesto di annacquare togliendo i riferimenti all’integrità territoriale di Kiev. Il sospetto è che la Casa Bianca abbia promesso al Cremlino di ascoltare le sue pretese sulla Crimea, in cambio del via libera su Gaza. La Cina non si è opposta perché ha altre priorità, a partire dall’accordo commerciale appena raggiunto con Trump. Qualunque sia la realtà dietro le quinte, il Consiglio di sicurezza è andato avanti con il voto sulla risoluzione americana, anche se molti dettagli restano incerti. Non è chiaro chi guiderà il Board of Peace, a parte la candidatura dell’ex premier britannico Tony Blair, ma l’istituzione dovrebbe comunque restare fuori dal controllo dell’Onu. I membri della Forza di stabilizzazione verranno concordati con Egitto e Israele, che si oppone alla presenza di militari turchi. La polizia locale dovrebbe essere addestrata anche dai carabinieri, non a Gaza, ma forse in Giordania o nel Centro di Ecce
llenza per le unità di Polizia di Stabilità (CoESPU) di Vicenza. Restano molte le incognite, che mettono a rischio non solo il cessate il fuoco, ma anche la stabilità futura della regione. La risoluzione però rappresenta almeno un passo per cercare di andare avanti, evitando di restituire la parola alle armi.