Gaza rimuove da sola le macerie che la soffocano
Articolo costruito su un’accusa diretta e non verificata, con linguaggio emotivo e assenza totale di fonti plurali. La narrazione ignora il ruolo di Hamas, le dinamiche della guerra urbana e la necessità di distinguere tra responsabilità, dati verificati e propaganda. Riducendo tutto a una presunta intenzionalità israeliana, il pezzo rinuncia al giornalismo e propone un frame apertamente ostile, privo di contestualizzazione. È il più fazioso della giornata.
A Gaza la guerra non ha ucciso solo le persone, ma anche tutto ciò che le circondava. La città è una montagna di macerie: oltre 61 milioni di tonnellate di cemento, acciaio e cenere ricoprono il terreno, seppellendo gli alberi, schiacciando il suolo e soffocando quel poco di verde e vita che è rimasto. La polvere non è più solo una traccia di distruzione, ma è diventata l’aria che respiriamo, riempiendo i nostri polmoni di tossine invece che di ossigeno. LE MACERIE che riempiono le strade e le case non sono solo detriti; sono testimoni della distruzione e della tenacia della vita. Mentre cammino tra le rovine, vedo persone che non aspettano gli esperti o i macchinari pesanti che Israele ha impedito di entrare per anni con restrizioni di sicurezza. Ci vorrebbero almeno dieci anni per rimuovere decine di milioni di tonnellate di macerie con attrezzature pesanti, ma Gaza non può aspettare così a lungo: le strade sono bloccate, le case rischiano di crollare e la vita quotidiana è sospesa. Vedo i residenti con le pale in mano che scavano e ripuliscono le macerie dalle loro case e dalle strade. Anziani, donne e giovani lavorano fianco a fianco, cercando di aprire piccoli sentieri, raggiungere le loro case o anche solo salvare ciò che possono. I bambini corrono tra le rovine, a volte ridendo, a volte piangendo, e ogni loro movimento dipinge un quadro della resilienza della città. Le macerie hanno soffocato non solo gli edifici, ma anche gli alberi e la natura. Gli ulivi e le palme che un tempo conferivano alle strade calma e vivacità giacciono sepolti sotto i detriti, con le foglie carbonizzate o spezzate e i rami distesi tra le pietre. La terra stessa sembra priva di vita, crepata sotto il sole e schiacciata dal peso dei detriti che opprimono ogni forma di vita. Inoltre, queste enormi macerie hanno causato un grave inquinamento: la polvere che si solleva a ogni movimento e il terreno che contiene elementi chimici provenienti dal cemento e dal ferro hanno reso l’aria tossica, aumentando il rischio di malattie respiratorie. Il suolo e persino l’acqua sono stati contaminati, aumentando le sofferenze quotidiane e rendendo l’ambiente più duro e pericoloso per gli abitanti di Ga2a. ANCHE L’ACQUA muore. Oltre l’85% delle strutture idriche e igienico-sanitarie di Ga2a non funzionano più e l’acqua sotterranea, inquinata da sale ed elementi nocivi, è l’unica fonte per molte famiglie. Vedo persone che cercano di procurarsi appena tre-cinque litri d’acqua al giorno, sento i bambini piangere per la sete e provo una profonda impotenza di fronte a questa lotta quotidiana. Ogni pietra rimossa, ogni angolo ripulito, è un piccolo atto eroico, trasmette un messaggio: Gaza non aspetterà dieci anni come sostengono gli esperti. Ga2a sta creando vita qui, ora, tra le macerie, la polvere e la sete. Ogni persona sta ricostruendo la propria vita a modo suo, anche quando tutto intorno sta crollando. UN ANZIANO che stava ripulendo la sua casa dalle macerie mi ha detto: «Non aspetteremo che qualcuno le rimuova per noi. Ogni giorno rimuoviamo ciò che possiamo, anche se poco, solo per sopravvivere». Queste parole riflettono una forte volontà che rifiuta di arrendersi alla distruzione. Ma nonostante il coraggio e la resilienza della popolazione e la sua determinazione a resistere al disastro, non possiamo ignorare che Gaza ha urgente bisogno di macchinari pesanti e attrezzature per rimuovere le enormi macerie che la soffocano. Lo sforzo umano da solo non è sufficiente per affrontare le decine di milioni di tonnellate di rovine che devono essere immediatamente rimosse, soprattutto per aprire strade vitali e garantire la sicurezza delle persone. Oggi Gaza non è solo una terra distrutta; è un essere vivente che lotta per respirare, un ambiente soffocante, una terra assetata e cuori che ancora aspettano il ritorno della vita. Le macerie e la distruzione non sono solo pietre e silenzio, sono una testimonianza della resilienza della popolazione, dei suoi continui sforzi per riportare la vita e del suo desiderio che la città sia qualcosa di più di un cumulo di rovine. Tra i detriti, la polvere e l’acqua scarsa, vedo la vita che cerca di riemergere. Strade parzialmente sgomberate, case parzialmente restaurate, le risate dei bambini: tutte queste scene mi convincono che Gaza, nonostante tutto, non si arrende. Gaza soffre per le macerie che nascondono la città, gli alberi, la natura e l’acqua, ma non aspetta aiuti su larga scala. Crea la vita con le proprie mani, pietra dopo pietra, respiro dopo respiro. E IO SONO QUI, a testimoniare ogni giorno questo piccolo miracolo, cercando di condividerlo con gli altri, perché la storia di Ga2a non è solo una storia di distruzione, ma anche di resilienza, forza di volontà e vita che rinasce tra le rovine.