Gaza, uccisi due bambini palestinesi. Tensioni con Siria e Libano dopo i raid

Tono sobrio e non palesemente ostile, ma la narrazione resta sbilanciata: molta enfasi sui numeri e poca sulle dinamiche operative o sul ruolo di Hamas nelle aree colpite. Corretta la parte sulle tensioni regionali, utile per il quadro geopolitico, ma manca un vero approfondimento sulle cause degli scontri e sulle responsabilità multiple. Informativo, ma parziale.

Nuovi scricchiolii nella tregua di Ga2a fra il governo israeliano e Hamas, l’accordo che dovrebbe fare da architrave del processo di risoluzione della guerra mediorientale. Solo ieri, riporta l’agenzia Associated press, due bambini palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano nella Striscia di Ga2a meridionale, in violazione del cessate il fuoco attivo dallo scorso 10 ottobre e destinato a preservare la popolazione nel corso delle trattative. Le vittime sono due fratelli di 11 e 8 anni, uccisi da un drone israeliano che ha colpito un’area vicina a una scuola che ospitava sfollati nella città di Beni Suhail. La ricostruzione è stata riferita dal personale dell’ospedale Nasser, anche se le autorità israeliane smentiscono la versione e parlano di un intervento in linea con le proprie esigenze di difesa. Le Israel defense forces hanno dichiarato di aver colpito due persone che avevano attraversato il confine in un’area controllata da Israele, svolgendo «attività sospette» e avvicinandosi più del dovuto alle truppe che stazionano nell’area. L’esercito ha comunicato anche la “neutralizzazione” di un’altra persona in un incidente separato ma simile nel sud, aggravando il bilancio delle vittime palestinesi mietute dopo il via formale all’accordo di sospensione delle ostilità mediato dagli Stati Uniti di Donald Trump. Secondo il ministero della Salute di Ga2a, la Striscia governata da Hamas, almeno 352 palestinesi sono stati uccisi in tutto il territorio dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. Israele ha sempre dichiarato che i suoi attacchi sono diretti contro i militanti che violano la tregua, nel rimpallo di accuse che fa da sfondo alla tenuta precaria dell’intesa. Lo stesso ministero della Salute ga2awo registra un totale di vittime oltre la soglia delle 70mila dallo scoppio ufficiale del conflitto il 7 ottobre del 2023. L’emittente qatariota al-Jazeera registra attacchi via terra e aria in varie zone della Striscia, configurando un’infrazione delle intese che puntellano la tregua. La tensione resta ai massimi anche in Cisgiordania, già bersagliata dal crescendo di violenze imputate ai coloni israeliani e ora nel vivo di nuovi blitz. L’esercito israeliano ha dichiarato «zona militare chiusa» un’area vicino alla città di Betlemme, a seguito di un attacco costato diverse vittime palestinesi. La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito che una delle persone ferite è stata colpita da un proiettile, mentre l’esercito ha dichiarato di aver ricevuto anche segnalazioni di lanci di pietre tra israeliani e palestinesi e di colpi di arma da fuoco diretti contro i palestinesi. La stessa Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito di 10 palestinesi feriti nell’attacco al villaggio di Khalayel al-Loz, in parallelo a notizie dell’agenzia Wafa su sei civili feriti dalle aggressioni dei coloni nella città di Halhul, a nord di Hebron. Fra di loro, sempre secondo i media palestinesi, ci sarebbe anche una donna incinta. Le vittime hanno ricevuto cure mediche sul posto, mentre la donna è stata trasferita all’ospedale della Mezzaluna Rossa di Halhul per ulteriori cure. Il nervosismo cresce anche su altri due fronti aperti nella crisi mediorientale, quelli di Siria e Libano. Le autorità siriane, a quanto riporta il quotidiano Jerusalem Post, accusano Israele di voler «trascinare» Damasco in un conflitto a suon di provocazioni oltre il proprio confine. L’ultima si è materializzata con un raid in un villaggio, costato 13 vittime e giustificato da Israele come operazione anti-terroristica. «Israele sta commettendo un errore di valutazione quando pensa di poter imporre fatti compiuti sul terreno» ha detto Hamza al-Mustafa, dirigente dell’intelligence siriana. «Non saremo una piattaforma di lancio per minacciare i Paesi vicini – ha detto al-Mustafa ma non lesineremo mezzi per affrontare e scoraggiare l’aggressione israeliana». Le Idf hanno sferrato attacchi anche in Libano, spingendo gli islamisti di Hezbollah a chiedere a Papa Leone una condanna chiara della «ingiustizia» e delle «aggressioni di Israele» nella propria missione fra Turchia e Libano.

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