Hannoun e Greta insieme. Il «dream team» di Flotilla scende in piazza a Roma

Finalmente il cerchio si chiude con il fantastico selfie tra l’attivista climatica Greta Thunberg e Mohammad Hannoun, sanzionato dal dipartimento del Tesoro Usa in quanto ritenuto una propaggine di Hamas in Italia. Sabato, infatti, erano insieme sul carro della manifestazione ProPal tenutasi a Roma. Greta con la maglietta di «Cambiare rotta», il movimento che si definisce «organizzazione giovanile comunista», lui con la kefiah al collo. Ma non c’erano solo loro, perché Hannoun sorrideva, con in mano la bandiera della Palestina, anche con Thiago Avila, l’attivista brasiliano che è stato il frontman della Global Sumud Flotilla. Il carro circondato da bandiere del sindacato di base Usb e su cui compariva il cartello con scritto «Free Mohamed Shahin», l’imam di Torino espulso perché aveva giustificato il 7 ottobre, ritenuto un esponente della Fratellanza Musulmana. E ora continueranno a dire che non si conoscevano? Che la Flotilla non aveva nessun legame con Hannoun? Il Tempo aveva da subito denunciato la commistione tra figure ritenute vicine ad Hamas e la missione che voleva forzare il blocco navale israeliano. Ma erano state ridotte a illazioni, nonostante le numerose prove fotografiche e documenti mostrati. E avevamo aggiunto un altro tassello quando eravamo entrati nella riunione che si teneva su Zoom tra Hannoun e Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, anche lui presente sull’imbarcazione. Circostanza in cui non si era discostato dal giordano filo Hamas, così come nessun parlamentare dell’opposizione lo ha fatto. preferendo negare le frequentazioni o riducendo gli articoli a «fango mediatico». Così come nessuno ha mai smentito il documento del ministero della Diaspora israeliano in cui si evidenziava come, oltre ad Hamas, ci fossero altri nomi riconducibili al terrorismo palestinese: «Alcuni membri del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla hanno partecipato a incontri con rappresentanti di organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti, tra cui Hamas, la Jihad Islamica Palestinese (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Inoltre, hanno fornito finanziamenti a diverse organizzazioni nella Striscia di Gaza». I volti, in quella piazza, erano i soliti, e tra loro c’era anche la relatrice Onu Francesca Albanese. Sarà finita inconsapevolmente a parlare proprio dal carro su cui poco prima la sua amica Greta si era fotografata con Hannoun e con Avila? I cortei sono cambiati, le sigle si sono mostrate compatte in una commistione tra Palestina, sinistra estrema e sinistra parlamentare. Il tutto con un disegno ben preciso che si esplica in slogan e movimenti che includono Palestina e riarmo, lotta per la casa, diritti e uguaglianza, lavoro. Una fase storica in cui l’Islam politico prende piede in modo manifesto, nel silenzio di chi dovrebbe capire, denunciare e non avallare i rischi per un Occidente che rischia di essere definitivamente sotto scacco.

Il grande archivio di Israele

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