I compagni pro-Pal assaltano i giornali
«Giornalista terrorista sei il primo della lista». È questo il grido con cui ottanta manifestanti dei centri sociali hanno assaltato la redazione torinese de La Stampa. Detto che la fantasia non abbonda sulle labbra dei violenti, le immagini della redazione sottosopra con la brigata pro-Pal che devasta i corridoi – sono vergognose. Se infatti fra i sindacati rossi ogni scusa è buona per scioperare, per le frange antagoniste che animano i cortei ogni manifestazione è altrettanto buona per imbrattare e sfasciare la qualunque. Questa volta, nel mirino sono finiti i giornali. Seicento persone aderenti a collettivi e centri sociali – quelli tanto coccolati dall’amministrazione dem si sono dati appuntamento sotto la sede dei quotidiani del gruppo Gedi, esponendo bandiere della Palestina e striscioni di solidarietà a Mohamed Shahin, l’imam della moschea di San Salvario a cui è stato revocato il permesso di soggiorno dall’Italia e per cui è stato disposto il trasferimento immediato in un Cpr per il rimpatrio verso l’Egitto. Dopo poco la situazione è degenerata: i portoni sono stati sfondati ed è iniziata l’irruzione nella redazione del quotidiano. Un attacco senza precedenti, reso ancora più vile perché, come sottolineato dal Comitato di Redazione de La Stampa, avvenuto «nel giorno dello sciopero nazionale dei giornalisti per il rinnovo del contratto di lavoro e a difesa della qualità dell’informazione democratica, libera e plurale». Sedie ribaltate, scrivanie sfasciate, giornali stracciati e gettati a terra insieme a libri e appunti dei giornalisti. Non solo: le pareti della redazione sono state imbrattate con insulti e scritte in sostegno dell’imam. Da «Free Shahin» dipinto sulla colonna al centro della stanza, fino a «Stampa complice di genocidio» scritto sulla porta di ingresso. Minacce di ogni tipo a cui i colleghi de La Stampa non hanno intenzione di piegarsi: «Non abbiamo paura. Siamo giornalisti. E continueremo a fare il nostro lavoro senza farci intimidire», ha concluso il Cdr nel suo comunicato. Un attacco – come si legge sulle pagine social di Cua, Ksa e altre sigle antagoniste di estrema sinistra – organizzato preventivamente e nei minimi dettagli per «sanzionare la prezzolata propaganda sionista». Il tutto, mentre la Fnsi, condannando l’accaduto, parla di «azioni fasciste» che «riportano indietro le lancette del tempo quando ogni pensiero non allineato al governante di turno veniva punito con l’olio di ricino e le bastonate». Immediata la reazione di tutto il mondo politico che ha espresso vicinanza al quotidiano. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto pervenire al direttore Andrea Malaguti e alla redazione la sua solidarietà, condannando le violenze. Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, informato degli sviluppi relativi all’assalto dei pro-Pal al giornale, ha sentito Malaguti. Il titolare del Viminale ha definito l’incursione «gravissima e del tutto inaccettabile», assicurando che è stata avviata «una verifica approfondita su come si sono svolti i fatti». Anche da Palazzo Chigi è stata diffusa una nota. Il premier Meloni, parlando al telefono con il direttore responsabile, ha espresso la sua solidarietà augurandosi «una condanna unanime e ha ribadito che la libertà di stampa e informazione è un bene prezioso da difendere e tutelare ogni giorno». Al momento risulterebbero essere già stati identificati 34 esponenti del mondo antagonista torinese che fanno riferimento al centro sociale Askatasuana e alle sue diramazioni. Proprio quel mondo che la sinistra locale non smette di tutelare in ogni modo possibile. Basti guardare al percorso avviato dal sindaco Stefano Lo Russo per regolarizzare proprio Askatasuna, quelli che – oltre a picchiare i poliziotti ad ogni occasione buona – da 30 anni occupano il palazzo in corso Regina Margherita 47. Stabile che gli verrà regalato dall’amministrazione. Lo Russo ha comunque parlato di «atti inaccettabili contro un simbolo della libera informazione, che nulla hanno a che vedere con il diritto a manifestare». Il primo cittadino si è quindi augurato «che i colpevoli vengano al più presto individuati e perseguiti». Insomma, quello che dovremmo augurarci tutti anche per coloro che occupano illegalmente e assaltano le forze dell’ordine. Ieri poi, anche nel resto della Penisolasi si è dovuto fare i conti con la levata di scudi dell’Usb. Dal comparto sanitario fino a quello scolastico, non sono mancati i disagi, specie per quanto riguarda la mobilità. E presto si replicherà con nuove agitazioni. Il vicepremier Matteo Salvini ha annunciato in una nota che «sono allo studio una serie di soluzioni per conciliare in modo più ragionevole le esigenze di chi manifesta con il diritto alla mobilità degli italiani». L’obiettivo, ha chiarito il ministro dei Trasporti, «è evitare che il Paese venga sistematicamente paralizzato, soprattutto nei fine settimana». Perché si sa, il venerdì si sciopera meglio…