Intervista a Hussein Ayoub – «Hezbollah è più debole ma la sua base resta unita»

II Dominatore per venti anni assieme ai suoi alleati interni e regionali della politica interna libanese, forte delle sue ampie capacità militari nello scontro con il suo nemico principale, Israele, da quando è stato siglato il cessate il fuoco un anno fa il movimento sciita Hezbollah vive una fase di profonda incertezza. I colpi subiti durante la guerra, a cominciare dall’assassinio del suo leader Hassan Nasrallah, le pressioni interne e le discussioni sul suo disarmo, l’hanno in parte indebolito. Ne abbiamo parlato con l’analista Hussein Ayoub, esperto del movimento sciita. L’abbiamo incontrato a Beirut. Come leggere il quadro politico libanese e la situazione interna a Hezbollah? Siamo in una fase di transizione che dura da circa un anno. Quando il Libano, o meglio Hezbollah, è entrato nella guerra di sostegno a Gaza il 28 ottobre 2023, ci siamo trovati di fronte a una nuova realtà. Questo cambiamento ha raggiunto il punto più alto con il cessate il fuoco tra Libano e Israele, il 27 novembre 2024. Le regole che valevano prima di quella data erano una cosa, quelle che sono seguite un’altra. Hezbollah nella guerra ha subito colpi estremamente dolorosi. Nello scontro terrestre con l’esercito israeliano è riuscito a impedirgli di entrare in profondità nel territorio libanese, ma sul piano della potenza di fuoco complessiva Israele è riuscito a uccidere la leadership di Hezbollah, a far esplodere i bunker sotterranei e a eliminare i comandanti della brigata Radwan. Conta anche la vicenda clamorosa delle esplosioni dei cercapersone che hanno colpito direttamente militanti e dirigenti del movimento sciita. Infine, Israele ha saputo spezzare l’equilibrio della deterrenza con Hezbollah in vigore dal 2006. Per vent’anni, Hezbollah ha potuto rispondere colpo su colpo e imporre non poche volte le sue condizioni a Israele. Questo equilibrio non c’è più. È apparso evidente l’indebolimento di Hezbollah anche nel quadro politico libanese. Ad accentuarlo è stato un evento regionale decisivo per le sorti attuali del movimento. La tregua sarebbe potuta passare come un evento ordinario, simile all’accordo di cessate il fuoco del 2006, e offrire al movimento sciita il tempo e il modo per assorbire i colpi ricevuti e riorganizzarsi. Ma il 9 dicembre 2024 c’è stato un avvenimento di portata sismica: il regime siriano di Bashar Assad, pilastro fondamentale per Hezbollah e Iran, è crollato. Quanto era importante? Quando la linea di rifornimento tra Beirut e Teheran passando per la Siria era aperta, Hezbollah era una cosa; dopo la caduta di Assad è un’altra. Oggi Hezbollah non può far entrare nemmeno un dollaro attraverso l’aeroporto di Beirut. Perfino i rappresentanti iraniani, quando arrivano in Libano, vengono controllati nei loro bagagli alla ricerca di dollari o di qualsiasi altra cosa. Di conseguenza la possibilità che ora Hezbollah possa aumentare il proprio arsenale militare in tempi rapidi è remota. Una condizione che inevitabilmente ha offerto agli avversari interni ed esterni di cogliere nuove opportunità. Ciò che Hezbollah non avrebbe mai accettato prima dell’accordo sul cessate il fuoco, ha dovuto accettarlo dopo l’accordo, come l’elezione del generale Joseph Aoun alla presidenza della repubblica e del giudice Nawaf Salam alla guida del governo (entrambi vicini all’Occidente, ndr). Certo, un anno dopo il cessate il fuoco, la sua situazione è migliorata. Oggi la sua struttura organizzativa e militare si è in parte ristabilita. Ma quali siano le sue capacità effettive, credo che nessuno abbia una risposta precisa. Ora si dibatte sul disarmo. Al momento del cessate il fuoco la visione statunitense e israeliana escludeva le armi di Hezbollah solo a sud del fiume Litani. Ma quando Assad è caduto, questa visione si è estesa. E ora affermano che Hezbollah dovrà cedere le armi ovunque in Libano. L’esercito libanese potrebbe usare la forza per costringere Hezbollah a cedere le armi? L’esercito libanese e anche il presidente Aoun sanno che il costo di uno scontro sarebbe enorme, a partire dalla possibile frattura interna dell’esercito e dall’uscita dei militari sciiti dai suoi ranghi. Al contrario potrebbe spingere verso una guerra civile all’interno del Libano. Allo stesso tempo, il disarmo di Hezbollah potrebbe diventare un dossier regionale, affrontato nel quadro dei rapporti tra Stati Uniti e Iran e tra Iran e Arabia Saudita. Quanto sono vere le voci di spaccature interne al movimento sciita e dell’insoddisfazione della sua base per la posizione moderata del segretario generale Naim Qassem? Chi si occupa di Hezbollah spesso non comprende a fondo i mondi interni del partito. Si tratta di un partito ideologico, dotato di una struttura organizzativa centrale e di una guida religiosa in Iran. La perdita del segretario generale, Sayyed Hassan Nasrallah, e poi del suo successore Sayyed Hashem Safieddine, rappresentano per il partito un duro colpo. Ma la natura di Hezbollah non permette margini che possano trasformarsi in divisioni capaci di minacciare la sua unità, come avviene nella maggior parte dei partiti libanesi. Inoltre il nuovo leader, Naim Qassem, è un amministratore eccellente. Non è un leader carismatico come Nasrallah, ma dal punto di vista gestionale è un organizzatore esperto. Ha maturato una solida esperienza politica e amministrativa che lo rende capace di guidare il partito e gestire tutte le correnti interne. Hezbollah esiste da 43 anni e non ha conosciuto alcuna scissione.

Il grande archivio di Israele

Abbonamenti de Il Riformista

In partnership esclusiva tra il Riformista e JNS

ABBONATI