Israele apre a un accordo con la Siria. Netanyahu chiede aiuto a Trump per grazia
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe chiesto al presidente Usa Donald Trump di aiutarlo – ulteriormente – nella richiesta di grazia avanzata al capo di Stato Isaac Herzog, in una telefonata che ha toccato altri snodi delicati del rapporto fra i due: dall’esecuzione del piano di pace mediato dagli Usa a Ga2a ai rapporti con il nuovo governo siriano guidato dall’ex jihadista Ahmad al-Shara’. È quanto emerge da una conversazione fra i due leader dello scorso lunedì, secondo quanto riporta l’emittente Channel 12 citando due fonti statunitensi. Trump ha replicato a Netanyahu di essere convinto che la questione della grazia «avrebbe funzionato», senza impegnarsi in passi ulteriori e incalzando l’interlocutore su altri fronti decisivi per la collaborazione fra Tel Aviv e il suo alleato più influente. Trump ha sollecitato Netanyahu a comportarsi da «partner migliore» nell’accordo di pace su Ga2a, chiedendogli anche perché gli operativi di Hamas «vengano uccisi e non lasciati arrendere» e invitandolo a «stare tranquillo» dopo gli ultimi raid sferrati contro la Siria. Netanyahu ha detto che sta «facendo del suo meglio» e aperto proprio ieri a un accordo con Damasco «senza compromessi sulla sicurezza», fissando due paletti: la creazione di una zona cuscinetto demilitarizzata nella porzione sud-occidentale della Siria e il mantenimento delle aree controllate già oggi da Israele. «Dopo il 7 ottobre – ha detto Netanyahu – siamo determinati a difendere le nostre comunità lungo i confini, incluso quello nord, ad impedire l’insediamento di terroristi e attività ostili, a proteggere i nostri alleati drusi e a garantire che Israele sia sicuro da attacchi via terra». Netanyahu ha aggiunto di «aspettarsi» che «Damasco stabilisca una zona cuscinetto smilitarizzata dalla capitale fino alla zona controllata da Israele, comprese le vie d’accesso al Monte Hermon». Il tentativo di distensione è arrivato in una giornata scandita, anche, dagli ultimi capitoli sulla riconsegna dei corpi degli ostaggi e da nuovi scontri militari nel vivo della tregua inaugurata solo lo scorso ottobre. L’ufficio del premier ha annunciato di aver ricevuto da Hamas i «resti» di alcuni ostaggi, probabilmente appartenenti ai corpi degli ultimi due prigionieri nelle mani di Hamas. Ieri era prevista identificazione e notifica alle famiglie. Le autorità israeliane hanno riferito in parallelo di aver «eliminato tre terroristi che avevano oltrepassato la Linea Gialla» che delimita il territorio di Ga2a sotto il controllo dell’Idf. L’agenzia palestinese Wafa parla invece di un uomo ucciso e un altro ferito in un raid aereo su Khan Younis: secondo fonti locali si tratta rispettivamente del fotografo Mohammed Essam Wadi e del giornalista Mohammed Abdel Fattah Aslih, fratello del reporter Hassan Aslih ucciso all’ospedale Nasser a maggio. Wadi è stato colpito dall’attacco di un drone israeliano a est del campo profughi di di AlBureij, nel centro della Striscia di Ga2a. Si tratta della seconda vittima fra gli operatori dei media dalla tregua del 10 ottobre. «Le regole della guerra sono chiare: i civili e le infrastrutture civili non sono un bersaglio. I giornalisti devono poter svolgere il loro lavoro essenziale senza interferenze, intimidazioni o danni. Questo include l’inaccettabile divieto che impedisce ai giornalisti internazionali di accedere a Ga2a» aveva dichiarato solo lunedì il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.