L’attesa di una soluzione a due Stati
A 78 anni dalla risoluzione Onu sulla Palestina. L’attesa di una soluzione a due Stati. La risoluzione 181 del 29 novembre 1947 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, da 78 anni, chiede l’istituzione di due Stati nella regione della Palestina, uno israeliano e uno palestinese, con Gerusalemme e Betlemme sotto un regime speciale. La data in cui venne adottata questa risoluzione non vincolante, dal 1977 coincide anche con la Giornata Onu di solidarietà con il popolo palestinese. Lo Stato di Palestina, con cui la Santa Sede ha firmato un accordo globale per il pieno riconoscimento dieci anni fa, è riconosciuto ad oggi da 156 Paesi membri dell’Onu: un’accelerazione significativa è stata registrata nel settembre di quest’anno con i riconoscimenti di Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta, Monaco, Andorra, Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo. Il popolo palestinese vive principalmente nella martoriata Gaza, in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, in Israele, oltre che nei vicini Stati e nei campi profughi diffusi nella regione. «La Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese di quest’anno giunge dopo due anni di sofferenze indicibili a Gaza e all’inizio di un cessate il fuoco tanto necessario», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, António Guterres, nel suo messaggio per la Giornata odierna. Una tregua tanto necessaria quanto fragile, come riconosciuto dalla presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Annalena Baerbock, che lo scorso 25 novembre a New York ha ricordato come almeno 67 bambini siano stati uccisi dall’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza. E pur in un contesto di rinnovata speranza, per una tregua lungamente attesa, anche stamane dalla Striscia arrivano notizie di nuove uccisioni: questa mattina, secondo l’emittente Al Jazeera, due adolescenti palestinesi sarebbero stati freddati dalle Forze di difesa israeliane a Bani Suheila, a est di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Bani Suheila si trova sul lato controllato da Israele della linea gialla del cessate-il-fuoco. In attesa di una soluzione più duratura, come sottolineato anche da Guterres, nella Striscia «fame, malattie e traumi dilagano, mentre scuole, abitazioni e ospedali giacciono in macerie». La tensione rimane alta anche nel resto dello Stato palestinese. In Cisgiordania, giovedì le Idf hanno condotto un’incursione militare nel quartiere Jabal Abu Dhahir di Jenin, uccidendo due persone. «Siamo sconvolti dalla sfacciata uccisione di due uomini palestinesi da parte della polizia di frontiera israeliana ieri a Jenin, nella Cisgiordania occupata, in un’altra apparente esecuzione sommaria», ha denunciato la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Jeremy Laurence, durante un briefing a Ginevra. Al di là delle modalità dell’uccisione, difficili da accertare, di questo ennesimo episodio di violenza fa riflettere un altro dato fornito da Laurence, in quanto denota la cronica situazione di insicurezza in questi territori: almeno 1.030 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, dal 7 ottobre 2023 al 27 novembre di quest’anno; tra di loro 223 minorenni. Lo stesso Guterres ha sottolineato che «l’ingiustizia continua anche nella Cisgiordania occupata, con operazioni militari israeliane, violenze dei coloni, espansione degli insediamenti, sfratti, demolizioni e minacce di annessione». «Ribadisco il mio appello — ha concluso Guterres — alla fine dell’occupazione illegale del territorio palestinese, come affermato dalla Corte internazionale di Giustizia e dall’Assemblea generale, e per un progresso irreversibile verso una soluzione a due Stati, in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni dell’Onu, con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza entro confini sicuri e riconosciuti, sulla base delle linee precedenti al 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati».