Le alleanze disordinate di Gaza. Perché il piano Trump è fragile
I sistema di partnership regionali del presidente Usa è lacerato da profonde divisioni ideologiche e strategici Lasse Qatar-Turchia da una parte, il blocco saudita-emiratino-israeliano dall’altra. E resta l’incognita Egitto. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump probabilmente non conosce nemmeno il libro di John Maynard Keynes del 1919, Le conseguenze economiche della pace, in cui si avvertiva che le dure condizioni imposte alla Germania dopo la Prima guerra mondiale — con i loro «presupposti economici ingiusti e impraticabili» — avrebbero destabilizzato tutta l’Europa. Ma il piano di pace per Gaza in 20 punti di Trump riflette una delle più importanti intuizioni di Keynes, espressa dall’avvertimento che «i pencoli del futuro non risiedono nelle frontiere e nelle sovranità, ma nel cibo, nel carbone e nei trasporti». Gaza non è mai stata al centro delle discussioni sul conflitto israelo-palestinese. Ma Trump vede l’enclave come il “punto di Archimede” da cui non solo può espandere l’impero commerciale della sua famiglia — una motivazione fondamentale alla base di gran parte della sua politica estera—ma anche consolidare le alleanze statunitensi in Medio Oriente e portare avana un grande programma di infrastnitture intemazionali in grado di contrastare la Belt and Road Initiative [Bri) della Cina. Investimenti alternativi. Queste ambizioni hanno preceduto di molto la guerra di Ga2aNel 2017, durante la sua prima presidenza. Trump ha raggiunto un accordo con il Giappone per offrire «alternative di investimento infrastrutturale di alta qualità nella regione indo-pacifica» e ha istituito una partnership volta a promuovere l’accesso universale a un’energia economica e affidabile nel Sud-est asiatico, nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana. «In un mondo globalizzato», ha dichiarato l’allora segretario alla Difesa James Mattis, «ci sono molte cinture e molte strade, e nessuna nazione dovrebbe mettersi nella posizione di impone “One Belt, One Road”». L’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è occupato di infrastrutture nel 2022, quando ha istituito ³1 Gruppo I2Ü2 con India, Israele ed Emirati Arabi Uniti per concentrarsi su «investimenti congiunti e nuove iniziative in materia di acqua, energia, trasporti, spazio, salute, sicurezza alimentare e tecnologia». L’anno successivo, l’amministrazione Biden — insieme a Francia. Germania, India, Italia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Unione Europea — si è impegnata a sviluppare un nuovo Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), volto a stimolare la crescita economica e lo sviluppo attraverso una maggiore connettività e integrazione. L’Imec si basa sul progetto Railways for Regional Peace del 2018, che collegherebbe Israele, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Arabia Saudita tramite una ferrovia ad alta velocità. Aggiunge una rotta marittima dall’Indiaal Golfo Persicoecondutture per l’esportazione di gas, principalmente idrogeno verde, dall’India e dai paesi del Golfo all’Euiopa- Come ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Ãé mec è più di «una semplice ferrovia o un semplice cavo»; èunwponteverde edigitale attraverso i continentieledvilta». Ma realizzare la visione dell’lmec non sarà un’impresa facile. Per cominciare, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono partner commerciali strategici della Ciña e fanno parte della Bri. Gli Emirati Arabi Uniti hanno anche aderito al gruppo Brics guidato dalla Cina nel 2024, mentre l’Arabia Saudita sta valutando l’adesione da quando è stata invitata nel 2023. Trump dovrà ora convincerli a prendere le distanze dai piani infrastrutturali cinesi per il Medio Oriente e a impegnarsi invece nella strategia sostenuta dagli Stati Uniti . Più fondamentalmente, il progresso della connettività richiede un Medio Oriente stabile, e questo presuppone una Gaza pacifica e ricostruita. Quindi, a differenza dell’amministrazione del presidente americano Woodrow tra le due guerre — che cedette alle pressioni isolazioniste inteme e si ritirò dal processo di pace in Europa, portando infine ad un altro conflitto — Trump è disposto a subire le critiche della sua base Maga per essersi troppo concentrato sugli affari esteri. Ha fatto leva sul potere americano per spingere gli attori regionali recalcitranti verso un accordo di pace che riflette la saggezza di Keynes. Piani poco chiari Ð piano di pace di Trump prevede non solo un cessate il fuoco permanente, il dispiegamento di una Forza internazionale di stabilizzazione temporanea [con mandato delle Nazioni Unite) e il disarmo di Hamas, ma anche la creazione di un’amministrazione civile palestinese di transizione e la ricostruzione e lo sviluppo economico di Gaza. Il piano afferma che Israele non occuperà o annetterà Gaza e che nessun palestinese sarà costretto a lasciare l’enclave. Sebbene il piano di Trump non delinei un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese, esso riconosce comunque la sovranità come «l’aspirazione del popolo palestinese». Una volta che Ga2a sarà «riqualificata» e l’Autorità Palestinese sarà riformata, «potrebbero finalmente esserci le condizioni per un percorso credibile» verso questo obiettivo. Convincere il governo di estrema destra di Israele ad approvare, anche solo in linea di principio, un piano che includa un qualsiasi riferimento alla creazione di uno strato è un’impresa notevole. Ma questo è solo l’inizio. Il piano è più uno schema, che un progetto dettagliato, e la sua mancanza di chiarezza su come saranno gestite le varie lasi lascia ampio spazio a interpretazioni divergenti dalle diverse parti. Hamas ha già dichiarato che non rinuncerà alle armi, e sia Hamas che Israele probabilmente si opporranno a molti altri elementi del piano. Il cessate il fuoco rimane fragile. inoltre, l’alleanza regionale di Trump è lacerata da profonde divisioni ideologiche e strategiche: l’asse Qatar-Turchia è troppo favorevole ad Hamas e ai Fratelli Musulmani per il blocco saudita-emiratino-israeliano. Resta inoltre da vedere come l’Egitto tollererà il ruolo della Turchia a Ga2a – Tuttavia, Trump ha posto le basì per una nuova pace in Medio Oriente, fondata sull’integrazione economica e sulla connettìvità delle infrastnitture, Potrebbe ora essere imminente un’estensione degli Accordi di Abramo, gli accordi bilaterali di Israele che stabiliscono relazioni diplomatiche con quattro paesi arabi (Bahrain, Marocco, Sudan ed Emirati Arabi Uniti}. Per aumentare le possibilità di successo. Trump ha intrapreso una serie di passi per aumentare l’influenza della sua amministrazione sugli attori regionali, tra cui la firma di un accordo sugli anni con l’Arabia Saudita e di un patto di sicurezza con il Qatar, oltre a indicare che potrebbe revocare il divieto di vendita degli F-35 alla Turchia. Per l’Egitto, la prospettiva di assicurarsi importanti contratti per la ricostruzione di Gaza è molto allettante. Trump ha persino portato la Siria nell’orbita americana, mentre le aziende turche e statunitensi si preparano alla grande occasione offerta dalla ricostruzione. Forse la cosa più importante è che Trump ha chiarito che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha bisogno di lui, arrivando persino a inviare una lettera al presidente israeliano per chiedere la grazia totale per Netanyahu nel processo per corruzione in corso. Isolato a livello internazionale, completamente dipendente dal sostegno militare e politico degli Stati Uniti e di fronte a una cittadinanza desiderosa di porre fine alla guerra più lunga in Israele, Netanyahu non ha altra scelta che quella di piegarsi alla volontà di Trump. Altro discorso è se la visione edulcorata del piano di pace di Trump riguardo alla creazione di uno Stato palestinese coincida con quella della parte araba.