Libano e Israele tornano a parlarsi dopo 80 anni
Emissari di Israele e Libano non sedevano allo stesso tavolo – e alla luce del sole – dalla conferenza di Madrid del 1991. I funzionari Uri Raznik del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano e l’ex ambasciatore libanese negli Stati Uniti, l’avvocato Simon Karam – due diplomatici, nessuno dei due di rango militare – si sono incontrati a Naqura, sotto una forte pressione americana, per fare il punto sul cessate il fuoco proprio in uno dei momenti di rinnovata massima tensione su quel fronte. L’obiettivo, secondo gli analisti, è di creare almeno l’apparenza di un percorso verso la normalizzazione tra i due Paesi, nel reciproco «interesse strategico», secondo l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Libano, Morgan Ortagus e l’ambasciatore Usa a Beirut, Michel Issa. L’incontro «si è svolto in un clima favorevole» per l’ufficio del primo ministro Netanyahu. E si è concordato che sarebbero state formulate «idee per promuovere una possibile cooperazione economica». Il primo ministro libanese, Nawaf Salam ha precisato che il dialogo economico è subordinato al piano di pace arabo del 2002: «La normalizzazione seguirà, ma non ci siamo ancora arrivati». Israele ha ribadito che il disarmo di Hezbollah è «obbligatorio», indipendentemente dall’avanzamento del dossier sul business. Entrambe le parti si sono impegnate per colloqui di follow-up. Mentre si rincorrono annunci (del Cogat israeliano) e smentite (dell’intelligence egiziana) su un’imminente riapertura del valico di Rafah – per consentire ai palestinesi di lasciare Ga2a secondo i primi, ma non finché potrà essere garantito il traffico in entrambe le direzioni in conformità con il piano Trump secondo gli altri – cinque soldati israeliani di stanza nell’area più meridionale della Striscia sono stati feriti da terroristi di Hamas sbucati fuori da un tunnel. Netanyahu ha convocato una riunione d’urgenza per discutere la risposta all’imboscata. Secondo una dichiarazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a Reuters: «l’obiettivo (di Israele, ndr) era distruggere Hamas. Ga2a è distrutta, ma Hamas non ancora. Quindi c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel modo». Una nuova inchiesta della Cnn accusa l’esercito israeliano di aver sepolto cadaveri di ga2awi uccisi mentre aspettavano aiuti umanitari «in fosse comuni improvvisate e non contrassegnate» oppure di averli «abbandonati in decomposizione all’aperto». L’esercito israeliano ha sempre sostenuto di non aver sparato «intenzionalmente a civili innocenti» e ha negato di aver seppellito palestinesi in fosse comuni. Dopo aver verificato che i resti consegnati martedì da Hamas non appartenevano a nessuno degli ultimi due ostaggi trattenuti a Ga2a, l’istituto forense di Tel Aviv sta esaminando le spoglie di un ulteriore corpo, dato ieri.