L’impegno che manca contro Hezbollah
Un anno di cessate il fuoco e di qualche occasione persa fra Israele e Libano. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha nominato Roman Gofman, il suo segretario militare, prossimo capo del Mossad. Gofman sostituirà David Barnea, che ha guidato l’agenzia di intelligence nella guerra contro la Repubblica islamica dell’Iran, contro gli Houthis in Yemen e contro Hezbollah. Con Barnea, il Mossad ha condotto missioni fondamentali, come le esplosioni dei cercapersone in Libano per colpire proprio gli uomini di Hezbollah. Dopo il 7 ottobre, il gruppo sciita si unì a Hamas, non entrò nel territorio israeliano, ma iniziò bombardamenti pesanti che portarono le autorità di Israele a evacuare la parte nord del paese. Per colpire il gruppo, Tsahal prima ne decimò la catena di comando, ne eliminò il capo Hassan Nasrallah, e iniziò l’invasione di terra del Libano che si concluse con un cessate il fuoco che regge da un anno. Secondo l’accordo dovrebbe essere il Libano a controllare Hezbollah, mandare l’esercito nel sud del paese, fermare l’azione del gruppo sciita. Tutto questo non sta avvenendo e Israele interviene regolarmente contro depositi di armi e contro gli uomini che cercano di ricostruire l’arsenale. Il dipartimento del Tesoro americano ha stimato che l’Iran ha trasferito a Hezbollah un miliardo di dollari nel 2025. I soldi servono per aumentare il potere del gruppo in Libano. Secondo l’accordo non soltanto Israele deve intervenire per bloccare questo flusso di denaro che tiene in piedi il gruppo, ma anche le autorità libanesi dovrebbero agire. Non è semplice: la popolazione sciita è numerosa, gli sciiti compongono anche il 50 per cento dell’esercito e il secondo partito sciita, Amal, non osa discostarsi da Hezbollah. La sfida però è fondamentale per il futuro dei rapporti fra Israele e Libano, centrale anche per il Medio Oriente e soprattutto è vitale per il futuro di Beirut che con Hezbollah al centro delle sue preoccupazioni non potrà mai tornare a essere un paese prospero.