L’Iraq nel caos per Hezbollah e Huthi finiti nella lista nera dei terroristi
Fra Israele e Libano inizia la distensione: dopo decenni di ostilità partono i colloqui per la cooperazione economica. È il segno che il Partito di Dio non ricatta più Beirut. Il governo iracheno la mattina inserisce gli Hezbollah libanesi e i ribelli yemeniti di Ansar Allah, detti Huthi, entrambe formazioni musulmane sciite, nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. Poi nel pomeriggio, investito dalle proteste e dalle reazioni interne e internazionali, fa marcia indietro. La maggioranza della popolazione è di obbedienza sciita, le milizie armate variamente dipendenti dalla Repubblica islamica dell’Iran sono sul piede di guerra e costringono il premier uscente Mohammed Shia al Sudani a ordinare l’apertura di un’indagine urgente «per individuare le responsabilità» riguardo all’errore sulla designazione. Un comunicato del Comitato per il congelamento dei fondi di organizzazioni legate al terrorismo, istituito presso il segretariato generale del Consiglio dei ministri, chiarisce che il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, in cui sono contenuti anche i nomi di Hezbollah e Huthi, avrebbe dovuto provvedere in realtà al congelamento dei beni di organizzazioni legate allo Stato islamico e Al Qaeda, cioè a musulmani sunniti. Secondo il governo, il documento apparso sulla Gazzetta ufficiale era soltanto una bozza. Perciò l’errore sarà corretto «rimuovendo tali entità e partiti» e nel frattempo sarà revocato anche il congelamento dei fondi che fanno riferimento ad Ahmed al Sharaa, attuale presidente della Siria ed ex leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al Sham. A Bagdad, ormai, resta solo il caos generato dalla vicenda, che ora rischia di ostacolare la riconferma alla guida del governo ad Al Sudani. Sulle trattative, attualmente in corso con il Quadro di coordinamento sciita, che ha ottenuto una maggioranza relativa alle ultime elezioni, si allunga l’ombra del fallimento. Il parlamentare Mustafa Sand, rieletto alle ultime elezioni legislative, interpellato da Shafaq, ha definito «vergognosa» la designazione, denunciando che «l’Iraq, sfortunatamente, classifica Houthi e Hezbollah come organizzazioni terroristiche, mentre nello stesso tempo propone Trump per il Nobel per la pace». Ad apparire fuori gioco, perfino in casa propria, è Hezbollah. Dopo decenni di ostilità, ieri, alla presenza dell’inviata statunitense Morgan Ortagus, hanno preso il via i colloqui fra Israele e Libano per la cooperazione economica, benché i due Paesi formalmente siano ancora in guerra. I funzionari di Gerusalemme e di Beirut si sono dati appuntamento per un secondo incontro il prossimo 19 dicembre per affrontare i temi sul tavolo. E ciò sembra indicare un netto declino dell’influenza del Partito di Dio sul governo del Paese dei Cedri. Per proseguire il lavoro iniziato, ieri le forze armate israeliane, dopo aver allertato la popolazione, hanno colpito diversi depositi di armi di Hezbollah nel Libano meridionale, denunciando il «cinico uso dei civili libanesi come scudi umani» da parte del movimento sciita filo-iraniano. Sul fronte palestinese, è la resa dei conti. Ieri Yasser Abu Shabab, capo dell’omonima milizia rivale di Hamas attiva a Rafah est, nel sud della Striscia di Gaza, sarebbe stato ucciso in uno scontro con i miliziani del suo gruppo, apparentemente a causa di controversie interne nel contesto della cooperazione con Israele, secondo fonti della sicurezza israeliana citate dal quotidiano Ynet.