L’omaggio del sindaco sciita all`ordinario militare Saba
«La pace non è frutto di improvvisazione. Servono donne e buoni che ogni giorno si spendono per contribuire a costruirla». L’ordinario militare per l’Italia, Gian Franco Saba, racconta l’impegno del contingente italiano Unifil in Libano. L’arcivescovo si è recato nel Paese a pochi giorni dall’arrivo di Leone XIV. «C’è grande attesa per il Papa. In lui la nazione ripone molta fiducia perché possa suscitare un messaggio di speranza», spiega Saba. L’arcivescovo ha visitato i militari della Penisola schierati in Libano. «Operano in territori difficili – racconta – dove si spendono con generosità, dedizione ed entusiasmo, anche mettendo a rischio la vita e facendo i conti con la lontananza dalle famiglie. Un lavoro nel silenzio e per il bene comune che come Chiesa sosteniamo». Il presule ha toccato numerose località, da Beirut alla zona “calda” al confine con Israele, comprese le basi avanzate lungo la Blue line incontrando i peacekeeper italiani che svolgono attività di sorveglianza. «Il Libano è una culla della fede cristiana e un esempio di convivenza fra le tradizioni religiose che, però, è lacerato dal male della guerra. Eppure, con le sue esperienze di dialogo, resta un laboratorio di pace», sottolinea l’arcivescovo. Nella base “Millevoi” di Shama – sede del Sector West a guida italiana – ha benedetto un mosaico della Madonna Odigitria. E a Tiro ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco musulmano sciita Hassan Dbouk, per il sostegno fornito al contingente italiano e alle attività di supporto per gli aiuti umanitari distribuiti ai caschi blu italiani a favore dei residenti della provincia di Tiro.