Miliziani di Hamas in fuga dai tunnel di Rafah: catturati o uccisi

In Cisgiordania continuano gli attacchi dei coloni contro i civili palestinesi In Libano uccise da Israele dalla tregua 331 persone, circa un morto al giorno Medio Oriente Da tempo bloccati nei tunnel sotto Rafah, la sorte di circa 200 miliziani di Hamas resta ancora incerta. Dopo le pressioni americane perché i guerriglieri potessero avere un passaggio sicuro verso l’area ancora controllata dalla organizzazione islamista e il secco no di israele, ieri 15 di loro sono usciti da diversi imbocchi nella parte orientale di Rafah e quella meridionale di Ga2a, ma sono stati attaccati dalle forze israeliane. L’aeronautica militare ha colpito e ucciso sei di loro e le truppe della Brigata Nahal ne hanno catturati 5 che si erano arresi. Altri sono riusciti a scappare. Mentre i prigionieri sono stati condotti in Israele per essere interrogati dallo Shin Bet, l’esercito ha continuato le ricerche degli altri uomini scandagliando la zona. Nonostante le violazioni continue all’accordo di pace, il governo israeliano ha deciso di istituire un team ristretto di ministri per procedere nella seconda fase dell’accordo mediato da Trump. Nel gruppo, il responsabile degli Esteri Gideon Sa’ar, quello della giustizia Yair Levin e i due ultranazionalisti Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Tra tutti, l’unico a non aver contestato pubblicamente l’accordo è Levin. Smotrich, some riportato da Haaretz, avrebbe invece attaccato Netanyahu per il piano, accusandolo di aver perso un’occasione per «liberarsi delle catene di Oslo». Forti le critiche anche di Ben Gvir, mentre Sa’ar, come risulta da Times of Israel, sarebbe favorevole pur non accettando la creazione di uno «Stato terrorista palestinese» nella Terra di Israele. Sempre difficili le condizioni della popolazione civile nella Striscia. Sebbene dalla tregua stiano entrando più rifornimenti alimentari, fa sapere il Pam (Programma Alimentare Mondiale) il cibo resta insufficiente per coprire il bisogno e le piogge invernali rischiano di rovinare le derrate consegnate. Intanto, come tutti i venerdì, Israele ha chiuso per festività i valichi di frontiera con l’Egitto, bloccando l’ingresso degli aiuti. Anche le violenze non si fermano. Ieri Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che i suoi team continuano a soccorrere donne e bambini feriti agli arti o alla testa. Una strage, quella dei civili, che ha colpito soprattutto i bambini, Dall’inizio della tregua, ha dichiarato il portavoce dell’Unicef Ricardo Pires, a Ga2a sono stati uccisi circa due bambini al giorno. Non trova pace neanche la Cisgiordania. Come riportato dall’agenzia Wafa, ieri sono stati diversi gli attacchi dei coloni israeliani. Ad Abu Falah, a nord di Ramallah, avrebbero dato fuoco a un edificio agricolo dopo avervi scritto sopra slogan razzisti. Un incendio doloso ha colpito anche sei case in costruzione vicino a Nablus. Un gruppo di coloni sarebbe poi entrato anche in un villaggio a est di Betlemme e i soldati che li accompagnavano avrebbero usato gas lacrimogeni per disperdere i residenti che cercavano di intervenire. L’agenzia segnala inoltre la creazione di un insediamento illegale vicino a Khan al Ahmar, a est di Gerusalemme. Per gestire le violenze, ma anche per le crescenti pressioni dell’amministrazione americana che teme di compromettere l’accordo di pace, Netanyahu ha ieri convocato un gabinetto per discutere del problema. Ma le morti non si fermano. Ieri l’Idf ha ucciso due adolescenti durante una incursione notturna e un agente di polizia palestinese. Ma anche in Libano, a quasi un anno dal cessate il fuoco, si continua a morire. Secondo il ministero della Sanità libanese sarebbero state uccise dalla tregua da Israele 331 persone, cioè circa un morto al giorno.

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