Pd, Avs e M5s con imam che tifa il 7 ottobre

Centinaia in piazza e petizioni su Internet. Tutti al grido di «Free Mohamed Shahin», l’imam di Torino ormai noto per aver inneggiato al massacro del 7 ottobre 2023. «Né una violazione, né una violenza» aveva detto lo scorso ottobre durante una manifestazione pro Pal riferendosi all’attacco commesso da Hamas in Israele due anni fa. Non un atto terroristico, ma «una forma di resistenza giustificata da anni oppressione». Parole che hanno portato l’imam della moschea Omar Ibn Il Khattab, 46 anni, cittadino egiziano, dritto all’attenzione del ministero dell’Interno. E al centro di un decreto di espulsione «per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo». E così ieri, alle 7.30 del mattino, è stato portato in questura dove gli sono stati notificati la revoca del permesso di soggiorno e un decreto di espulsione con rimpatrio immediato. Nelle prime ore della giornata, i suoi legali hanno denunciato «la sparizione» dell’uomo dicendo di aver perso ogni contatto con lui. In serata, poi, è emerso che l’ipotesi più probabile è che si trovi già in un Cpr in Sicilia, probabilmente a Caltanissetta. La notizia ha scatenato il tam tam del mondo pro Pal che si è radunato davanti alla prefettura per chiedere la liberazione di Shahin. Oltre al movimento Torino per Ga2a, il presidio ha visto anche la presenza dell’Anpi, della Chiesa valdese e della sinistra soprattutto torinese. Tra i presenti i consiglieri comunali del Pd Ludovica Cioria e Ahmed Abdullahi, Sara Diena per Avs insieme al consigliere regionale Alice Ravinale. E poi Valentina Sganga in quota M5s. Al centro della protesta il tema della libertà di espressione e quella che il presidio ha definito «una vera e propria criminalizzazione del dissenso». «La vicenda solleva interrogativi gravi e inquietanti sullo stato di diritto nel nostro Paese» ha dichiarato Marco Grimaldi deputato torinese di Avs. Gli fa eco la posizione di Sergio Velluto, presidente del concistoro della Chiesa valdese di Torino. «Se un’opinione di una persona deve avere conseguenze legali allora ci troviamo sul reato d’opinione». Rischio che, però, si può configurare, per forme di apologia, vilipendio, propaganda a supporto di associazioni sovversive. E Hamas, piaccia o meno, in Italia e nell’Ue è considerata un’organizzazione terroristica. Forse non a caso, Anpi, e soprattutto i legali dell’imam hanno preferito puntare sul fattore umanitario. «Shahin è un pacifista, vive in Italia da 21 anni. Segue progetti di integrazione e non ha alcun precedente. Se dovesse tornare in Egitto rischierebbe il carcere se non peggio: è un oppositore di Al Sisi», ha spiegato l’avvocato Fairus Ahmed Jama che ha disposto la richiesta di protezione internazionale. Dura la reazione di Silvia Sardone, vice segretario della Lega che ha accusato la sinistra di «difendere sempre le persone sbagliate». «È sconcertante», ha aggiunto, «che non si interroghi sul profilo estremistico di questo personaggio. Pd e compagni, pur di ottenere qualche voto nelle comunità musulmane, finiscono per sottomettersi».

Il grande archivio di Israele

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