Perché criticare gli errori di Israele non è antisemitismo

L’antisemitismo esiste, anche se chi, come il governo israeliano, ne denuncia dappertutto l’apparizione non fa un buon servizio a chi lo vuole combattere, annegandolo in una palude in cui tutte le vacche sono nere. Se tutto è antisemitismo, nulla lo è più. CARRATELLI – PAGINE 18 E 19 IL COMMENTO ANNA FOA S L’ antisemitismo esiste, anche se chi, come il governo israeliano, ne denuncia dappertutto l’apparizione non fa certo un buon servizio a chi lo vuole combattere, annegandolo in una palude in cui tutte le vacche sono nere. Se tutto è antisemitismo, nulla lo è più. L’antisemitismo è esistito, non solo nel progetto hitleriano di totale sterminio degli ebrei, ma più banalmente in giornali, libri, partiti politici apertamente “antisemiti”, in quella prima metà del XX secolo in cui, tanto per non citare che un caso, un sindaco antisemita, Karl Lueger, ha governato Vienna. Oggi l’antisemitismo riaffiora alla luce, cresce, si espande, aiutato dall’indignazione per le immani stragi compiute da Israele a Ga2a, dalle drammatiche vicende della Cisgiordania, dalla follia messianica dei coloni. Ma proprio perché l’antisemitismo è una realtà, e combatterlo è una necessità, bisogna smettere di usarlo per mascherare obiettivi inconfessabili, come la difesa della politica di Netanyahu. Smettere di identificare come antisemite le critiche, anche durissime, alla politica israeliana, le denunce delle violenze commesse. Non sono quelle critiche, quelle denunce a far crescere l’antisemitismo, sono le bombe, la fame, le violenze, e il silenzio di troppa parte del mondo. Per questo le proposte di legge contro l’antisemitismo attualmente in discussione, una della Lega ed un’altra recentissima presentata, sembra, a titolo personale da un senatore PD, sono non solo inefficaci, ma pericolose. Entrambe si riallacciano ad una definizione dell’antisemitismo elaborata a livello internazionale nel 2016, e adottata da 43 Stati, Italia compresa, dall’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance), una definizione che consentiva di tracciare una stretta connessione fra antisionismo e antisemitismo. Ma la definizione, volta a favorire una più rigorosa ricognizione dei fenomeni di antisemitismo, non è “giuridicamente vincolante”. Con queste proposte si rischia di renderla tale, e si potrebbe definire come antisemita e perseguirla come tale ogni manifestazione di dissenso verso la politica del governo israeliano. Potrebbe ad esempio, diventare punibile come antisemitismo perfino il confronto fra la Shoah ed altri genocidi. È un tema spesso affrontato dagli storici, soggetto a dibattito e critiche. Ma farlo diventare oggetto di accuse penali rasenterebbe il ridicolo se non fosse tragico. Tragico per la democrazia, per la libertà di opinione, di critica, di manifestazione. Sotto il velo della lotta all’antisemitismo negheremmo libertà fondamentali sancite dalla nostra Costituzione. La politica di Israele, e solo quella, sarebbe protetta perché attaccarla significherebbe macchiarsi del crimine di antisemitismo. In base a questa logica, Putin ha richiamato la lotta all’antisemitismo per giustificare la sua aggressione all’Ucraina, Trump la usa a scopi interni, per combattere le Università e le manifestazioni degli studenti a favore della Palestina, e anche in Gran Bretagna è aperto il dibattito sull’adozione della definizione dell’Ihra. Insomma, sembra che i prossimi attacchi contro le libertà democratiche si svolgeranno in nome della lotta all’antisemitismo. Col risultato, immagino, di alimentarlo e farlo crescere. Mi auguro davvero che faccia marcia indietro almeno quella parte della sinistra italiana che sembra tanto accecata dalla parola “antisemitismo” da prendere le armi senza curarsi nemmeno di guardare attentamente il suo bersaglio, senza preoccuparsi dei danni collaterali che leggi di tal fatta implicherebbero. A meno che il desiderio di appiattirsi sulle politiche di Netanyahu e di seguirne passo passo le orme non impedisca loro ogni critica. Ma l’antisemitismo è cosa troppo seria per essere agitata a casaccio, e gli ebrei meritano di meglio che essere usati da tutti e in ogni circostanza.

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