Ran, l’ultimo ostaggio, finché il corpo non torna non parte la fase due

Ad Alumim c’è un cartello con la sua foto e una dedica: «Ha combattuto una battaglia eroica, salvando la vita dei membri del kibbutz». Ran Gvili non era del villaggio, ma la mattina del 7 ottobre si sacrificò per proteggerlo. In convalescenza a casa, decise di imbracciare le armi e unirsi ad altri volontari che si erano precipitati verso il festival Nova sotto attacco di Hamas. Non riuscirono mai ad arrivarci, bloccati lungo la strada in un’imboscata dei miliziani. Combatterono alcune ore prima che Gvili, 24 anni, agente di polizia, venisse ucciso davanti al kibbutz Alumim. «Il primo ad andarsene, l’ultimo a lasciare Ga2a, non ci fermeremo finché non tornerai», ha scritto sua madre, Talik Gvili, su Facebook. Gvili è l’ultimo ostaggio israeliano rimasto nella Striscia, e il suo corpo non è ancora stato ritrovato. Una delegazione israeliana è andata al Cairo per discutere con i mediatori egiziani e qatarini sul modo per recuperare la salma: Hamas non sa dove sia e ha difficoltà a rintracciarla, e gli israeliani ne sono consapevoli. La consegna dei resti è l’ultimo atto per dichiarare chiusa la prima fase del piano Trump. «Non deve esserci nessuna fase 2 finché Ran non sarà a casa, nel Paese che amava così tanto», dice Shira, la sorella di Gvili, ripetendo un appello che la famiglia rilancia da giorni. I parenti degli ostaggi hanno interrotto le manifestazioni settimanali del sabato sera che hanno portato avanti per due anni, ma si oppongono a qualsiasi nuovo accordo fino a quando non saranno tornati tutti. È un tema cruciale per il Paese e per il governo Netanyahu, che dovrà affrontare scelte difficili nelA le prossime settimane. Donald Trump preme sull’alleato perché sia più collaborativo per la riuscita del piano Ga2a e prova a smentire le voci di una trattativa in stallo: «Abbiamo la pace in Medio Oriente. La fase due sta procedendo, avverrà molto presto», ha detto mercoledì mentre l’Idf bombardava Khan Yunis in rappresaglia contro l’attacco di Hamas in cui sono rimasti feriti cinque soldati. Il presidente Usa vorrebbe accelerare e annunciare l’inizio della fase due e il nuovo governo di Ga2a prima di Natale: un comitato tecnico di 12-15 palestinesi, in parte già residenti a Ga2a e in parte persone originarie della Striscia e disposte a tornare. Sopra di loro, un consiglio internazionale presieduto dallo stesso Trump, di cui faranno parte 10 leader arabi e internazionali, scrive Axios, insieme al genero Jared Kushner e all’inviato speciale Steve Witkoff. L’ottimismo di Trump però deve fare i conti con molti possibili inciampi. Il primo riguarda la composizione e il mandato della forza di stabilizzazione internazionale: i Paesi disponibili a inviare soldati non vogliono che abbiano il mandato di combattere per disarmare Hamas, che però rifiuta il disarmo totale. Un’ipotesi sul tavolo è che il gruppo consegni le armi a lungo raggio, considerate una minaccia per la sicurezza di Israele – razzi, missili, piattaforme di lancio – lasciando a una seconda fase la decisione sulle armi leggere – pistole, kalashnikov – che consentono a Hamas di mantenere il potere a Ga2a. La forza di stabilizzazione verrebbe schierata a quel punto solo nelle zone controllate da Israele, il 50% circa della Striscia a est della linea gialla, e sul confine. Senza il disarmo, Israele non si ritirerà e potrebbe verificarsi lo scenario più temuto da palestinesi ed egiziani: una divisione in due della Striscia. Per gli israeliani l’obiettivo prioritario è mantenere una “zona cuscinetto”. Alti funzionari della sicurezza israeliana spiegano a Repubblica che l’idea generale condivisa dal comando militare Usa «è separare Hamas dalla popolazione civile. Stiamo lavorando a Rafah per ripulire l’area e costruire dei rifugi dove possano entrare i palestinesi dopo un attento screening». Israele, spiegano, «ha bisogno di una buffer zone: i nostri civili non dovranno mai più trovarsi sulla linea del fronte com’è successo il 7 ottobre. E resteremo a Ga2a tutto il tempo necessario per raggiungere questo obiettivo».

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