Ritorna l’inferno a Gaza: «Nei raid 21 morti» Hamas pronto a rompere

Ritorna l’inferno a Gaza: «Nei raid 21 morti» Hamas pronto a rompere «L’accordo è terminato e siamo pronti a combattere». Sarebbe il messaggio consegnato da Hamas all’inviato Usa Witkoff in risposta ai bombardamenti israeliani che ieri hanno ucciso almeno 21 persone nella Striscia di Gaza. Foschi a pagina 17 Ramallah «L’accordo è terminato e siamo pronti a combattere». È questo, secondo l’emittente saudita Al Hadath, il messaggio consegnato da Hamas all’inviato statunitense Steve Witkoff e al negoziatore e genero del presidente Trump, Jared Kushner, in risposta ai bombardamenti israeliani che ieri hanno ucciso almeno 21 persone nella Striscia di Gaza. Cinque distinti raid aerei distribuiti su tutta l’enclave. Una replica, sostengono le forze armate israeliane, alla violazione del cessate il fuoco nell’area di Rafah, dove «un terrorista ha attraversato la linea gialla sfruttando la rotta umanitaria e ha aperto il fuoco sulle truppe israeliane». Un rappresentante di Hamas ha respinto le accuse, definendole semplici «pretesti per uccidere». «Israele ha una politica, concordata con i mediatori, per cui le violazioni del cessate il fuoco saranno affrontate con una risposta immediata», ha affermato un funzionario americano. L’emittente libanese al-Mayadeen ha riferito che una delegazione di alto livello di Hamas, guidata dal capo-negoziatore Khalil alHayya, raggiungerà il Cairo nelle prossime ore per “coordinare le posizioni con i Paesi arabi e rafforzare la posizione nazionale palestinese contro i piani israeliani”. L’Idf ha reso noto in serata di aver individuato e ucciso «tre terroristi» che venerdì erano usciti dai tunnel sotterranei di Rafah, riuscendo poi a nascondersi. Gli uomini appartengono probabilmente al gruppo di 100-200 miliziani di Hamas che il cessate il fuoco del 10 ottobre ha sorpreso all’interno della “Linea Gialla” che delimita il territorio occupato da Israele. Da settimane la diplomazia a guida americana sta faticosamente cercando di preservare la tregua garantendo un ritorno «dignitoso» e disarmato dei guerriglieri nel settore controllato dal movimento islamista. Nel suo comunicato l’Idf ha poi aggiunto di aver «individuato altri quattro terroristi che avevano attraversato la linea gialla, in due distinti episodi nel nord di Gaza», e di averne uccisi due in collaborazione con l’aviazione israeliana. Una delegazione di Hamas, guidata dal dirigente del movimento Khalil al-Hayya, raggiungerà nelle prossime ore il Cairo per «coordinare le posizioni contro i piani israeliani». Il pericoloso vacillare della tregua, e dell’intero percorso di pace e ricostruzione nella Striscia, rende ancora più difficili le già insostenibili condizioni della popolazione. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), al 10 novembre circa un milione di ga2awi vivono in 862 campi profughi e solo 80.000 persone hanno trovato rifugio nei siti allestiti dall’agenzia. «Gli aiuti umanitari si sono quasi completamente interrotti dall’inizio della tregua. Non c’è una sola struttura sanitaria pienamente funzionante nella Striscia di Gaza. La situazione è migliorata, ma il dolore non è finito . La gente è arrabbiata perché non ci sono abbastanza tende per proteggerla dalla pioggia e dal freddo», ha denunciato ieri Franz Low, coordinatore delle emergenze di Medici senza frontiere nella Striscia di Gaza. Mentre quelle montate fanno acqua da tutte le parti e le malattie polmonari stanno mietendo vittime. L’operatore umanitario ha invitato la comunità internazionale a esercitare pressioni su Israele affinché permetta l’ingresso dei materiali necessari. Su Israele e sugli Usa, se è vero, come annunciato due settimane fa, che il Centro per il coordinamento civile-militare (Cmcc) americano ha sostituito l’esercito israeliano nella guida della gestione del flusso degli aiuti, palesemente ostacolato nelle prime settimane seguite all’interruzione, parziale, del conflitto.

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