Witkoff vedrà il leader di Hamas

L’articolo del Corriere riporta i dettagli di un piano statunitense che mira a dividere la Striscia di Gaza a lungo termine in una “zona verde” (ricostruzione, sotto controllo israeliano e internazionale) e una “zona rossa” da lasciare “in rovina”, dove le forze di interposizione si schiererebbero al fianco dei soldati israeliani. Questa prospettiva, pur cercando una transizione, è ambigua e imperfetta, e rischia di legittimare una frammentazione permanente dell’enclave, lasciando spazio al terrorismo in una zona diroccata. L’articolo menziona anche il canale di comunicazione aperto tra l’inviato speciale americano Steve Witkoff e il capo negoziatore di Hamas, Khalil al Hayya, sottolineando la necessità per Washington di progredire alla Fase 2 del piano per Gaza. Il focus è sulla geopolitica, ma la proposta di una “zona rossa” non è strategicamente perfetta per l’obiettivo di sicurezza totale.

Putin sfida Trump su Ga2a e la Casa Bianca prova a serrare i ranghi. A «breve» sarebbe previsto un incontro dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff con Khalil al Hayya, capo negoziatore del movimento islamista palestinese di Hamas. La notizia arriva dal New York Times e sottolinea l’interesse dell’amministrazione Trump a mantenere un canale di comunicazione diretto con Hamas. Si tratterebbe del secondo faccia a faccia tra Witkoff e Hayya, dopo che l’inviato americano si era incontrato con i membri più importanti del team negoziale di Hamas per il cessate il fuoco, insieme al collega consigliere di Trump Jared Kushner, poche ore prima che l’accordo fosse siglato in Egitto il 9 ottobre. Ma soprattutto è una notizia che, se confermata, evidenzia l’urgenza statunitense di passare alla fase 2 del piano per Ga2a, ormai in stallo da settimane. Altra mossa di Washington in questa direzione, una dichiarazione congiunta con Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia a sostegno della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per istituire la forza internazionale di stabilizzazione a Ga2a, nonostante le resistenze di Russia e Cina e la creazione di un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese. Mosca, d’altro canto, in un quadro di crescente tensione con Washington anche su altri scenari, dall’Ucraina al Venezuela, prepara una propria risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu che, di fatto, azzoppa il piano di pace di The Donald. La bozza di Mosca circolata al Palazzo di Vetro elimina l’organismo per la governance transitoria della Striscia che lo stesso Trump dovrebbe presiedere, non prevede alcuna smilitarizzazione e si oppone «a qualsiasi tentativo di cambiamento demografico o territoriale di Gaza, compresa qualsiasi azione che riduca l’area della Striscia». Ma è proprio sulla gestione della Striscia che gli Stati Uniti cercano un primo risultato. Alcuni documenti militari visionati dal Guardian confermano che gli Stati Uniti stanno pianificando la divisione a lungo termine dell’enclave in una «zona verde» sotto il controllo israeliano e internazionale, dove inizierebbe la ricostruzione, e una «zona rossa» da lasciare in rovina mentre le forze di interposizione straniere starebbero schierate insieme ai soldati israeliani nella parte orientale di Ga2a lasciando all’Idf il controllo della linea gialla. Da Israele non arrivano reazioni. A Damasco, sopra il quartiere a maggioranza alawita al-Mazzeh, in serata, si sono alzate alte colonne di fumo in cielo vicino al palazzo presidenziale mentre una pioggia torrenziale ha investito le macerie di Ga2a e i civili sfollati.

Il grande archivio di Israele

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