L'editoriale

Attentato alla sinagoga, l’onda antisemita non si doma: perché succederà ancora

di HaKol - 3 Ottobre 2025 alle 07:00

È successo di nuovo e succederà ancora. Nel giorno di Yom Kippur due ebrei sono stati uccisi davanti a una sinagoga di Manchester da un uomo, con addosso una cintura esplosiva, pronto a commettere una strage. L’ennesimo caso di odio antisemita. Un odio che non si limita agli slogan nei cortei, ai post violenti e impuniti sui social, agli applausi alle conferenze di magistrati, alle affermazioni di Francesca Albanese, alle violenze contro i professori nelle università e contro gli ebrei negli autogrill. No, è un odio che uccide.

E uccide mentre le tremebonde leadership europee lasciano che paesi finanziatori del terrorismo jihadista inondino di dollari le nostre città, il nostro sport e costruiscano luoghi di culto nei quali s’invoca la fine dello stato di diritto per sostituirlo con la sharia. Le stesse leadership che gonfiano di retorica il Giorno della Memoria, ma permettono che l’onda antisemita cresca a dismisura senza dire una parola in difesa degli ebrei e della nostra libertà. Come nella guerra del 1973 – era il 6 di ottobre, giorno di Yom Kippur – quando Egitto e Siria attaccarono Israele, così 52 anni dopo anche gli eroi umanitari della Flotilla, che non hanno a cuore il destino dei palestinesi, tantomeno la fine della guerra, hanno navigato nella speranza di diventare vittime della violenza dell’esercito israeliano, cercando lo scontro con le navi dell’IDF la sera della festa dell’espiazione. Stesso giorno usato dagli Houthi per lanciare missili su Israele, dove la solita Hamas, durante le ore d’attesa per il cessate il fuoco, ha sparato cinque razzi.

È in questo susseguirsi, fortemente simbolico di eventi che entra in scena il terrorista di Manchester. Anche lui, come gli illustri predecessori, ha usato lo stesso giorno sacro degli ebrei per ucciderli. È un clima di odio che si alimenta con l’odio, con la menzogna, che insegue gli ebrei nei loro luoghi più sacri, che vuole raggiungerli nell’unico spazio sicuro: il loro paese, Israele. È un odio normalizzato in Europa, che dopo il 7 ottobre si libera dal senso di colpa della Shoah e dalla retorica del Giorno della Memoria che soffocava il profondo e mai sopito antisemitismo. Accusa Israele di genocidio, di commettere nei confronti dei palestinesi lo stesso crimine inflitto agli ebrei e li taccia di essere i nuovi nazisti.

Serve alzare un muro ben chiaro e definito contro il clima che si è generato. C’è una responsabilità nel silenzio di cariche istituzionali, complicità in settori della magistratura, in partiti, sindacati e di certa stampa. Dobbiamo pretendere da tutti una condanna ferma e assoluta se vogliamo fare uscire la nostra democrazia dal pantano nella quale si ritrova. Se non vogliamo che succeda di nuovo.

Il grande archivio di Israele

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