Le Ragioni di Israele
Chi è Mohammad Hannoun, l’architetto presidente dell’Associazione dei palestinesi che giustifica gli omicidi di Hamas
di HaKol - 21 Ottobre 2025 alle 12:45
Tutta la campagna anti-israeliana di questi mesi, le manifestazioni violente e distruttive, la Flotilla, i graffiti che deturpano le nostre città non sono nati spontaneamente e neppure per opera dei personaggi di sinistra che li appoggiano. Sono il risultato del duro e costante lavoro di associazioni “palestinesi” (in realtà composte per lo più da immigrati arabi). Ma dietro queste associazioni c’è una persona che soprattutto tira le fila dell’appoggio ad Hamas in Italia.
Chi è Mohammad Hannoun
Si chiama Muhammad Mahmoud Awad, conosciuto come Mohammad Hannoun, nato nel 1962, professione dichiarata architetto, ma presidente a tempo pieno dell’Associazione dei palestinesi in Italia e leader di altri gruppi del genere, colpito due volte da sanzioni del Dipartimento del Tesoro statunitense in quanto figura centrale nel finanziamento di Hamas in Europa. Nel 2024 le autorità italiane gli hanno notificato un foglio di via da Milano, per accuse di istigazione all’odio. Inchieste giornalistiche – condotte in particolar modo dal Tempo – hanno rivelato i suoi legami con le Flotille anti-israeliane, per cui ha iniziato a raccogliere finanziamenti fin dalla prima edizione del 2010 fino a guidare l’appoggio italiano all’ultima edizione, anche grazie ai suoi contatti con Zaher Birawi, attivista palestinese-britannico residente a Londra e figura chiave della Flotilla, con l’avvocato Suleiman Hijazi, recentemente ospite a Montecitorio, e con Francesca Albanese.
Le inchieste giornalistiche
In risposta alle inchieste giornalistiche che lo riguardano, Hannoun non ha solo minacciato querele: ai giornali che “lo tormentano” sono arrivate minacce anonime assai concrete. Hannoun di solito mantiene un profilo basso e sostiene di essere inoffensivo, ingiustamente perseguitato. Ma sabato scorso ha colmato la misura. Durante la solita manifestazione del fine settimana a Milano, ha giustificato la morte delle centinaia di palestinesi uccisi a sangue freddo da Hamas dopo la tregua, urlando dal palco: “Tutte le rivoluzioni del mondo hanno le loro leggi. Chi uccide va ucciso, i collaborazionisti vanno uccisi. Oggi l’Occidente piange questi criminali, dicono che i palestinesi hanno ucciso poveri ragazzi. Ma chi lo dice che sono poveri ragazzi?”. Resta il dubbio se i “collaborazionisti” da uccidere siano solo i dissidenti da Hamas a Gaza, o magari anche in Italia.
Che cosa si attende ad espellerlo?
Questa raccapricciante giustificazione “rivoluzionaria” degli omicidi di massa del gruppo terrorista smaschera il ruolo del personaggio: quel che gli interessa sostenere non è affatto il benessere o la vita dei palestinesi, ma la posizione di Hamas. Non si tratta più di libertà di opinione, ma di minacce. Come hanno fatto in tanti, e anche alcuni parlamentari del centrodestra, anche noi dobbiamo chiederci: perché questo individuo pericoloso circola ancora nel nostro Paese? Che cosa si attende a espellerlo?