Bombardamenti ripresi nella note
“Colpiamo forte Gaza”, Netanyahu dice basta alle prese in giro di Hamas: ora la tregua vacilla
di HaKol - 29 Ottobre 2025 alle 03:50
Benjamin Netanyahu ha detto basta. Basta alle prese in giro, alle provocazioni, agli infingimenti che ipocritamente Hamas sta portando avanti da quando si è vista costretta a firmare il cessate il fuoco. «Ordino un immediato attacco ad Hamas», ha detto ieri il premier israeliano, facendo il punto con in generali e lanciando da un lato un ordine esecutivo all’esercito, dall’altro un messaggio che sarebbe stato recapitato a Trump mentre era in Giappone. E l’attacco c’è stato. Forte, ma mirato. Dopo l’ordine arrivato dal premier Netanyahu, le forze israeliane hanno sferrato un bombardamento sulla città di Rafah, nel sud di Gaza.
Hamas non ha mai consegnato le armi, come da accordi. Al contrario, ne ha fatto uno sfoggio ampio. Disumano. Mitragliando in piazza i suoi nemici veri o immaginari. Hamas non ha mai consegnato tutti i corpi degli ostaggi che ha barbaramente ucciso. Quei cadaveri, pestati nei tunnel, sono stati fatti oggetto di un mercimonio diabolico, passati da una brigata all’altra, fino a quella degli irriducibili di Kan Younis. Tredici corpi continuano a mancare quando sono trascorse due settimane piene dalla firma di Sharm el-Sheikh. In spregio al senso del ridicolo, in serata viene emessa una risentita nota dei sequestratori. «Rinvieremo la consegna prevista per oggi a causa delle violazioni dell’occupazione», hanno dichiarato le Brigate Ezzedine Al-Qassam in una nota, aggiungendo che qualsiasi «escalation israeliana ostacolerà la ricerca e il recupero dei corpi».
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di ampliare il territorio sotto il controllo delle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza dopo le ripetute violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte di Hamas. Secondo l’emittente televisiva Kan, il premier è in contatto con alti funzionari statunitensi per coordinare la mossa. La decisione di estendere l’area sotto il controllo israeliano oltre la Linea Gialla, che delimita l’occupazione israeliana dell’enclave palestinese in seguito al raggiungimento del cessate il fuoco a inizio ottobre, sarebbe stata presa nella serata di martedì. Tensioni e delusione per il mancato rispetto delle condizioni pattuite per il cessate il fuoco si sono andate sommando a una serie di scaramucce lungo le linee armate, non presidiate come sarebbe stato opportuno da forze di interposizione.
I media israeliani riportano che i militanti di Hamas hanno aperto il fuoco contro soldati dell’Idf a Gaza e che l’esercito israeliano ha risposto al fuoco. Haaretz specifica come Hamas abbia sparato contro l’Idf con cecchini e missili anti-carro nella zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e che l’Idf ha risposto con l’artiglieria. A seguito dello scontro, il premier Benjamin Netanyahu ha convocato una consultazione sulla sicurezza per esaminare i dettagli dell’accaduto e possibili risposte. In conclusione, trapela dal sito Axios, sempre informatissimo, Netanyahu ha tirato le somme dell’incontro strategico di ieri sera osservando che sarebbe stato necessario un coordinamento con gli Stati Uniti per determinare quali misure adottare. E non è stato soltanto il premier, in Israele, ad alzare i toni.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz dichiara che Hamas pagherà «un prezzo pesante» per l’attacco contro i soldati dell’IDF avvenuto oggi nel sud di Gaza, a Rafah, e per le violazioni dell’accordo in base al quale il gruppo terroristico avrebbe dovuto restituire i corpi degli ostaggi morti ancora trattenuti nella Striscia. «L’attacco di oggi contro i soldati dell’IDF a Gaza da parte dell’organizzazione terroristica Hamas oltrepassa una linea rossa evidente, alla quale l’esercito israeliano risponderà con grande forza», aveva affermato Katz in una dichiarazione. «Hamas pagherà più volte il prezzo per aver attaccato i nostri soldati e per aver violato l’accordo sulla restituzione degli ostaggi caduti», ha aggiunto.