Le Ragioni di Israele

Così l’Università di Pavia nasconde il 7 ottobre sotto al tappeto

di Iuri Maria Prado - 23 Ottobre 2025 alle 12:03

L’altro giorno il Senato Accademico dell’Università di Pavia ha adottato una mozione che, “davanti alla catastrofe umanitaria”, chiede al governo italiano (riportiamo testualmente) di “adoperarsi per agevolare: a) un cessate il fuoco effettivo e duraturo garantito dalla comunità internazionale; b) la stabile riapertura di corridoi umanitari sicuri; c) il pieno ripristino e il rispetto del diritto internazionale umanitario e delle deliberazioni ONU, a partire dal parere della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024, ovvero l’obbligo per lo Stato israeliano di smantellare le colonie e ritirare le proprie truppe dai Territori Occupati”.

Il fatto che gli accordi per il cessate il fuoco siano stati violati da Hamas, ovviamente, non ha lambito i trasalimenti umanitari delle coscienze senatoriali pavesi. Il fatto che i corridoi umanitari siano stabilmente insidiati dalle incursioni terroristiche, ancora ovviamente, nemmeno. Per non dire dell’idea bislacca secondo cui un “parere” di quella Corte avrebbe disposto un qualsiasi “obbligo” di smantellamento delle cosiddette colonie, o di ritiro delle truppe israeliane dai cosiddetti Territori Occupati: una teoria, chiamiamola così, che sta semmai bene nei vagheggiamenti di un corteo bardato di kefiah, ma è a dir poco imbarazzante se viene, come in questo caso, dai lombi di un’istituzione universitaria che si assume prestigiosa.

Ma non sta tutta qui la desolante vicenda di quella mozione. Il meglio (si fa per dire) sta in ciò che nella mozione non c’è più, in forza di un apposito emendamento, e nel motivo che lo fa fatto apporre. Il resoconto dei lavori, infatti, rende nota l’avvenuta soppressione di una parola (“parimenti”) che nel testo originario era posta nel quadro di una denuncia, appunto, “parimenti” rivolta alla guerra di Gaza e agli eccidi del 7 ottobre. Non fosse mai, perbacco. Il 7 ottobre poteva pure essere menzionato, spiega il Senato Accademico emendante, ma via quella bestemmia, via quel “parimenti”.

Perché? Perché (testuale) “pareva equiparare del tutto il massacro del 7 ottobre al successivo genocidio” (il genocidio: vale a dire la menzogna antisemita secondo cui Israele avrebbe inteso distruggere in tutto o in parte, e poi avrebbe distrutto, il popolo palestinese). Insomma, la più spaventosa macellazione di ebrei a far tempo dalla Shoah come faccenduola da citare, sì, ma en passant. E avendo cura di spiegare che deve stare al suo posto, in basso, nella scala delle denunce.

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