Le persecuzioni vere che la Chiesa non condanna

Cristiani perseguitati e massacrati in Nigeria ma il Vaticano fa la voce grossa contro Israele

di HaKol - 22 Luglio 2025 alle 10:38

Giorgia Meloni ha definito «inaccettabile» il bombardamento israeliano sulla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza che ha provocato – oltre a danni gravi all’edificio – la morte di alcuni fedeli che erano lì per cercare un rifugio. L’ammissione di un errore da parte del premier israeliano (non sappiamo quale sia stato il tono della telefonata con Leone XIV) non giustifica l’azione, che ha ricevuto critiche in ogni dove. Ma è molto discutibile anche la reazione di una personalità, solitamente di grande equilibrio, come il Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. Secondo il capo della diplomazia vaticana, è legittimo «dubitare» che il raid non sia stato determinato da «una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione proprio all’interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporti tra palestinesi ed ebrei». «Quindi – ha osservato il Segretario di Stato vaticano in un’intervista televisiva – ci sarebbe ancora una volta una volontà di far fuori qualsiasi elemento che possa aiutare ad arrivare ad una tregua perlomeno e poi ad una pace».

Anche il Pontefice è tornato nell’Angelus a parlare di quel tragico evento, esprimendo la solidarietà alle vittime e aggiungendo un invito pressante per la fine del conflitto. «Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione». Parole ferme, giudizi netti ma lontani dalla cultura del sospetto del Cardinale Parolin.
Le persecuzioni vere che la Chiesa non condanna
Che gli israeliani siano divenuti persecutori dei cristiani è un dubbio privo di senso, soprattutto quando la Santa Sede è evasiva nel condannare le persecuzioni vere. In Nicaragua, benché l’83% della popolazione professi la Fede cattolica, la Chiesa vive in un clima di persecuzione anche violenta. Eppure, gli interventi pubblici di Papa Francesco e del Vaticano sono stati in questi anni centellinati al contagocce. La Santa Sede si limita a un paziente lavoro diplomatico quanto più possibile lontano dai riflettori dei media. Ma il caso più clamoroso è quello della Nigeria. Secondo un’interrogazione presentata al Parlamento europeo, negli anni scorsi più di 5.600 cristiani sono stati uccisi per la loro Fede, più di 124mila sono stati sfollati con la forza dalle loro case, quasi 15mila sono diventati profughi e più di 2.100 chiese sono state attaccate.
Il massacro in Nigeria
Soltanto per dare un’idea di ciò che succede in quel Paese, nel silenzio dei media, riportiamo un documento dell’Università cattolica sul massacro avvenuto il 13 e 14 giugno 2025 nello stato di Benue, in Nigeria centrale (ricordato nell’Angelus di Leone XIV il 15 giugno). Più di 200 persone, uomini, donne, bambini, intere famiglie cristiane, che avevano già perso tutto a causa dei continui conflitti e sfollamenti, sono state massacrate con una violenza cieca e sistematica nel villaggio di Yelwata, nella contea di Guma. I sopravvissuti parlano di un attacco organizzato da decine di uomini armati, presumibilmente miliziani appartenenti a gruppi di pastori Fulani, che hanno circondato l’area durante la notte, aprendo il fuoco su chiunque si trovasse nel villaggio. Le case sono state incendiate con dentro le famiglie, i corpi sono stati ritrovati bruciati fino a renderli irriconoscibili. Bambini piccoli, donne anziane, uomini disarmati: nessuno è stato risparmiato. Quel villaggio ospitava da mesi centinaia di sfollati, quasi tutti cristiani, scappati da precedenti violenze. Credevano di aver trovato un rifugio, una tregua. Invece sono stati colti nel sonno da una ferocia che ricorda quella dei pogrom, delle pulizie etniche che la comunità internazionale non ha mai voluto riconoscere.

Questo non è un fatto isolato, prosegue il documento: è parte di una strategia più ampia, sistematica, che negli ultimi 10 anni ha visto la progressiva eliminazione di comunità cristiane rurali nel «Middle Belt» della Nigeria. I campi vengono distrutti, i luoghi di culto bruciati, le famiglie sterminate. Le forze di sicurezza e l’esercito arrivano sempre dopo. Le autorità religiose lamentano che la loro condizione viene dimenticata a livello internazionale. In un incontro con una delegazione dei cristiani nigeriani, Papa Francesco rivolse loro queste parole: «Il pericolo della chiusura; non essere universale, ma chiudersi in un isolamento – mi permetto la parola – tribale. No. Le vostre radici si chiudono, si isolano in questo atteggiamento tribale e non universale, non comunitario. Comunità sì; tribù no». Dal precetto evangelico «Ama il tuo nemico».

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