Armamenti
Crosetto difende gli italiani sulla Flotilla. Ma l’invio della fregata non diventi una scorta militare
di Iuri Maria Prado - 25 Settembre 2025 alle 10:55
Se ci sono italiani bisognosi di assistenza in mezzo al mare è gioco forza che il governo si muova per assicurarla. E questo vale anche se i connazionali in questione – com’è nel caso dei componenti della “Sumud Flotilla” – si sono imbarcati in un’iniziativa incauta per i modi e sconsiderata per i propositi. Vale anche – come ancora una volta è il caso – se quegli improbabili croceristi si accompagnano a un buon numero di complici del terrorismo anti-israeliano e antisemita. Il diritto all’assistenza non dipende dal profilo morale né dalle frequentazioni di chi ne ha bisogno.
Detto questo, e cioè spiegato che le autorità italiane devono adoperarsi per la tutela dei propri cittadini che siano nei guai (anche nell’ipotesi in cui vi si siano cacciati), si può aggiungere almeno di passaggio che magari non era il Ministero della Difesa a doversi muovere in questo modo, mandando una nave da guerra a fare non si sa che cosa. Salvo credere – ma ovviamente non è così – che l’intenzione sia di fare da scorta militare a quel naviglio che rivendica di violare un blocco (lecito, peraltro) in una zona di drammatico conflitto.
Dopo la gazzarra parlamentare di ieri, oggi il ministro Crosetto sarà lì a riferire. Si confida che saprà ben distinguere tra le ragioni che rendono doverosa l’attivazione di ogni misura necessaria alla tutela dei cittadini italiani e quelle, invece irricevibili, dei troppi secondo cui il governo dovrebbe farsi sponsor politico di quella discutibile comitiva. Non occorrerà ricordare – perché il fatto è ben noto – che i caporioni della “Flotilla” hanno respinto l’offerta israeliana di far scaricare gli aiuti in un porto del Paese affinché essi possano essere distribuiti; un’offerta, questa, respinta per voce del signore – certo Thiago Ávila – pizzicato a far festa con i tagliagole inneggianti alla distruzione di Israele e a celebrare i funerali del capo terrorista di Hezbollah Hassan Nasrallah.
È vero, come ha dichiarato Crosetto, che “in democrazia anche le manifestazioni e le forme di protesta devono essere tutelate”. Ma qui non stiamo parlando di un convegno politico o di un corteo cittadino: stiamo parlando di una pericolosa farsa, messa in scena da parte di gente non tutta raccomandabile e per obiettivi che, ad andare bene, sono inconsistenti (nessuno dotato di senno crede alla favola che gli aiuti trasportati da questo allegro convoglio possano arrecare anche un pizzico di sollievo ai civili di Gaza).
Inutile precisare che se – come diffusamente si dava ieri per scontato – gli “attacchi” alla “Flotilla” provenissero dal colpevole per definizione e a priori, cioè Israele, sarebbe legittima ogni protesta e bisognerebbe chiederne conto (con un po’ di cautela, se possibile, perché chiamarli “bombardamenti” è forse un poco inappropriato). Magari non senza l’indicazione – specie ai nostri connazionali – che i passeggeri di quei teatrini galleggianti hanno tutto il diritto di vivere nella loro bolla spensierata senza essere presi di mira da nessuno, ma sapendo che accostarsi laggiù significa trovarsi in faccia questa cosa diversa che si chiama realtà.