Il sacerdote sa benissimo perché gli è stato impedito di entrare a Tel Aviv

Don Nandino Capovilla e la foto della mappa senza Israele con kefiah e Gesù Bambino: il parroco militante che cancella uno Stato democratico

di HaKol - 14 Agosto 2025 alle 12:08

Da un sacerdote ci si aspetterebbe un impegno profondo per le anime dei fedeli, un amore incondizionato verso tutti e un costante richiamo al perdono, alla riconciliazione ed alla pace costruita tramite l’incontro ed il dialogo. Questi sono i valori che tradizionalmente guidano la vita pastorale e l’insegnamento della Chiesa.

Non si può dire così di don Nandino Capovilla, parroco di Marghera (Venezia) impegnato da anni in iniziative legate alla causa palestinese. Don Capovilla non si limita a promuovere il dialogo o il principio dei “due popoli, due Stati”, come fanno legittimamente tanti sacerdoti. Lo dimostrano le sue stesse parole, con cui ha invitato pubblicamente a chiedere sanzioni contro Israele, accusandolo di tacere “i propri orrori”. Non una posizione neutrale, ma un attacco politico diretto che ignora il contesto fondamentale: Israele è oggi sotto la minaccia costante di Hamas, organizzazione terroristica che il 7 ottobre ha massacrato civili, rapito bambini e usato scuole e ospedali come basi militari.
Don Capovilla e la mappa senza Israele
Ma non è tutto, anzi è solo l’inizio. In rete circola anche una foto postata dallo stesso sacerdote: don Capovilla accanto ad un altare indossa paramenti che richiamano la kefiah palestinese e indica una mappa dove Israele non esiste più, sostituito da un’unica “Palestina”, accanto a una statuina di Gesù Bambino. Un’immagine che utilizzando simbologie cattoliche, strumentalizzando un altare e Gesù Bambino, trasmette un messaggio inequivocabile: non la pace, ma la cancellazione di uno Stato democratico. Insomma, dal dialogo per la pace il sacerdote si trasforma in un militante che con quella immagine urla “dal fiume al mare”, cancellando di proprio pugno uno Stato sovrano e democratico.
La pace è un’altra cosa
I sacerdoti che fanno politica in modo così parziale ed estremista non fanno un buon servizio né alla Chiesa né ai cattolici. Don Nandino sa benissimo perché gli è stato impedito di entrare: ha forse cercato lui stesso lo scontro? Il Vaticano, che più volte ha ribadito la necessità del dialogo, ha il dovere di mantenere coerenza: se in passato ha agito contro sacerdoti per molto meno, non può tacere quando un prete abbraccia una narrazione incompatibile con la pace e con il diritto di uno Stato a esistere. La pace vera non è quella “a senso unico” che nega le vittime israeliane e giustifica chi le ha uccise. La pace vera inizia riconoscendo la verità e iniziando a condannare chi, come Hamas, trasforma la fame e la propaganda in un’arma di guerra.

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