Ebreo, sappiamo dove abiti e sappiamo dove preghi! E sappiamo che non ci importa: ti sia di monito!
di Clelia Castellano - 1 Dicembre 2025 alle 14:42
A poche ore dallo scempio dei locali de La Stampa, quasi in continuità con quel monito che una custode dei diritti umani ha indirizzato a tutti coloro il cui pensiero non sia allineato al mainstream propal, un nuovo atto vandalico: lo sfregio delle mura della sinagoga di Monteverde. La solita “Palestina Liberà”, un grande classico, la sovrapposizione fascismo/sionismo, e una brutta novità: uno spray nero a coprire la targa commemorativa del piccolo Stefano Gaj Taché, morto a soli due anni nell’attentato terroristico nella Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982. Come a dire: i bambini sono sacri, non si toccano! A meno che non siano ebrei…Siamo del resto in linea con: le donne non si stuprano, ma quelle ebree non le vogliamo sulle piazze dell’8 marzo; i conferenzieri vanno lasciati parlare, ma David Parenzo meglio cacciarlo o ridurlo al silenzio con proteste rumorose; gli eroi della Liberazione vanno ricordati, ma meglio dimenticarsi della Brigata ebraica…
Allora il monito legittimo, sano, a tutela di noi tutti, è cercare di comprendere, una volta per tutte, che l’antisemitismo non è un oltraggio agli ebrei soltanto, ma alla nostra comunità tutta. E finché serpeggerà, la società civile non smetterà di sanguinare. Il monito può essere avvertimento, minaccia, persino addestramento, per estensione; ma nella sua accezione più nobile è un invito all’intelligenza, intesa come capacità complessa, paziente, di leggere complessità e contraddizioni e riconoscere limiti legittimi e invalicabili. Come ha saggiamente ricordato il rabbino Capo della Comunità di Roma, Riccardo Di Segni: «Esistono limiti che non possono essere oltrepassati, limiti fra opinione politica e appartenenza religiosa. Se si colpisce un luogo di culto, si verificano due gravi trasgressioni. La prima è il passaggio alla violenza, la seconda è la confusione micidiale tra un luogo di culto e ciò che rappresenta e una comunità politica che si intende criticare e attaccare. Due rischi che inficiano l’intera collettività, non solo la comunità ebraica».
Abbiamo raccolto anche le impressioni del Presidente della Sinagoga di Monteverde, Riccardo Pacifici. «Gli eventi di queste ore accadono mentre una nuova fase di tregua e di costruzione di pace, sulla scia degli Accordi di Abramo, sembrava essersi avviata, assieme all’idea di un nuovo Medio Oriente. Quel nuovo orizzonte è inevitabilmente legato alla nascita di uno Stato palestinese, ma ciò sarà possibile solo quando ci saranno le condizioni di una democrazia palestinese, che rispetti l’alterità al proprio interno (omosessuali, oppositori, donne) e dunque sia in grado di rispettare l’alterità esterna, cioè lo Stato d’Israele. Nuovi attori anni fa impensabili, come Indonesia ed Arabia Saudita, lasciavano spazio a speranze e prospettive. Ma quest’azione in qualche modo gemella a quella commessa contro La Stampa, alla cui redazione rinnovo la nostra solidarietà, è frutto di un’azione squadrista scellerata, che ha dei mandanti morali tra coloro che dal mondo della politiche, del sindacato e di alcune istituzioni locali hanno legittimato la possibilità non tanto di essere tout court contro la guerra, posizione unanimemente sottoscrivibile, bensì l’idea di una resa del mondo libero all’ideologia nazi-islamica di Hamas. L’idea di una forza che utilizza aiuti internazionali non per generare il benessere ma per alimentare odio (vedi i tunnel) restituisce l’idea di una società palestinese “malata” (in cui il best seller è il Mein Kampf, tuttora letto e diffuso), che crede nella negazione della Shoah.
Ieri 400 giovani hanno manifestato in un quartiere sotto presidio, e solo grazie alle forze dell’ordine la situazione non è degenerata, garantendo l’incolumità degli ebrei. Poi alle 4,30 del mattino l’azione vigliacca, compiuta su una sinagoga nata 23 anni fa dal progetto di coltivare il lutto del piccolo Stefano, ucciso da un commando palestinese. Tra i fondatori immaginammo un luogo di preghiera per coltivare la memoria di un piccolo innocente. Oggi, lo dico con un pizzico di orgoglio, si tratta di una significativa realtà di aggregazione ebraica, con tanti giovani e bambini, ricca di attività sociali e di studio, che alimentano il sentimento di comunità. Una vittoria della vita su rancore e morte.
Ai mandanti morali chiedo: “Questa è la società nella quale vogliamo vivere? Come quando le Brigate Rosse intimidivano i giornalisti?” La lezione degli eventi dovrebbe farci riflettere: “Signor Landini, quando manifestate per la pace, perché continuate durante la tregua? E non dici nulla dei cristiani in Congo? Non scioperi per la guerra ucraina? Non intervieni per la privazione di diritti umani in Iran, Elly Shlein? Solo Israele a processo, dietro c’è un sentimento di odio, l’odio che ha indirizzato 400 giovani verso la distruzione vandalica. Domande simili a Giuseppe Conte, a Fratojanni e agli antifascisti che candidano un soggetto il quale dice che Hitler purtroppo non ha finito il suo lavoro! E la nostra risposta a questi atti sarà che stasera saremo ancora lì, a studiare e pregare! Non ci mettono paura, come non ci hanno messo paura il 7 ottobre!
Siamo persone e cittadini, e forti dei diritti conquistati con il sangue nell’Italia rinata dalle ceneri dell’antifascismo e di qualunque antisemitismo, ci affidiamo alle istituzioni. Abbiamo conquistato libertà per le quali chi offende gli ebrei o chi li minaccia paga nelle aule dei tribunali italiani, in un paese in cui sono garantiti i nostri diritti, che eserciteremo in ogni sede, in quanto cittadini. Siamo tutti nella stessa barca, come mondo libero il mondo che crede nei valori del confronto. Valori traditi nell’episodio che ha riguardato Fiano. Traditi perché dopo il 7 ottobre c’è stata la disumanizzazione di ogni ebreo, in alcuni contesti politici e culturali. Ci schiereremo, per la libertà e la dignità, non con queste derive demagogiche, ma con le istituzioni e con quella società con la quale abbiamo costruito modelli di convivenza e civiltà, per il benessere dell’umanità tutta, non solo degli ebrei».