Ma quanto può continuare un andazzo simile?
Francesca Albanese fa guerra al Consiglio Onu: “Ha legittimato l’apartheid a Gaza”
di Iuri Maria Prado - 21 Novembre 2025 alle 15:17
Ormai Francesca Albanese, “special rapporteur” all’Onu, sta conducendo una battaglia personale contro la stessa organizzazione per cui presta consulenza. Usandone obliquamente la struttura e i canali ufficiali di comunicazione, sta apertamente contestando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che il 17 novembre aveva fatto proprio il piano per Gaza.
Non si è limitata, come denunciavamo ieri su queste pagine, a rilasciare scomposte dichiarazioni sull’Unione europea, accusata di voler partecipare come un “avvoltoio” al piano di pace, rendendosi così responsabile di una “vergogna coloniale”. Inoltre, con un comunicato ripreso (volantinato, diremmo) dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, ha accusato il Consiglio di Sicurezza di aver legittimato, con l’adozione di quella risoluzione, l’“assedio, l’occupazione, la segregazione razziale, l’apartheid e la pulizia etnica” del popolo palestinese.
Ha accusato il Consiglio di Sicurezza, e dunque gli Stati che hanno approvato la risoluzione, di aver abbandonato “la Palestina nelle mani di un’amministrazione fantoccio, nominando gli Stati Uniti, che condividono la complicità nel genocidio, come nuovo manager della prigione a cielo aperto che Israele ha già istituito”. Infine, ha dichiarato che l’attuazione di quella risoluzione così com’è “rende l’Onu complice, mina la Carta delle Nazioni Unite e può solo portare a ‘intensificare la carneficina umana’”.
L’enormità di queste dichiarazioni – rese peraltro da una consulente sottoposta a uno statuto di comportamento che la vorrebbe imparziale, prudente e contenuta nelle manifestazioni pubbliche – è tanto più strepitosa considerando che a rilanciarle e, letteralmente, a farne promozione, è il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, adibito ad agenzia di stampa di questa sbrigliata comiziante. È infatti messa nero su bianco sulla carta intestata del Consiglio per i Diritti Umani la serie di vere e proprie farneticazioni cui si è abbandonata Francesca Albanese (con successivo rilancio sui social, ancora una volta, tramite il profilo ufficiale di quell’Ufficio delle Nazioni Unite).
È come se un consulente parlamentare o governativo – restando al proprio posto, e anzi facendo uso del proprio ruolo – prendesse carta e penna per contestare la legittimità di questa o quella deliberazione istituzionale, per accusare di malversazione quelli che l’hanno adottata e per istigarne pubblicamente il sabotaggio. Il tutto, con gli uffici interessati che si prestano a far da grancassa a quell’iniziativa di inaudita contestazione. Ma quanto può continuare un andazzo simile?