Le Ragioni di Israele
Hamas bluffa sulla restituzione di due corpi. Netanyahu: “Violano ancora il cessate il fuoco, risponderemo”
di Giuseppe Kalowski - 4 Dicembre 2025 alle 13:58
TEL AVIV
Israele è sottoposta a una pressione crescente su più fronti, non solo militari ma anche diplomatici. Dopo che i resti di un corpo restituito da Gaza non sono stati riconosciuti come appartenenti a uno degli ostaggi, la Jihad Islamica ha annunciato che dovrebbe consegnare un altro corpo, che si spera sia quello di uno dei due ostaggi uccisi e non ancora restituiti per una degna sepoltura.
Intanto si fanno sempre più evidenti i disaccordi all’interno del Likud, il partito di Benjamin Netanyahu, sulla riforma della leva militare e sulla revisione della regolamentazione delle trasmissioni televisive. In questo contesto Bennett, il futuro competitor di Bibi, spinge sull’acceleratore approfittando della polemica interna del partito di maggioranza, polemizzando con toni aspri sulla proposta di legge che di fatto escluderebbe la maggioranza degli ebrei ultraortodossi dal servizio militare di leva.
Parallelamente, Israele invia, per la prima volta in Libano, diplomatici per partecipare alla riunione dell’organismo incaricato di monitorare il cessate il fuoco in vigore da un anno. A guidare la delegazione israeliana a Naqoura è Uri Resnick del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Il Libano invia l’ex ambasciatore negli Stati Uniti, Simon Karam. Washington, attraverso il suo inviato Morgan Ortagus, ha insistito affinché nelle delegazioni fossero presenti anche figure civili, non soltanto militari. L’obiettivo è favorire una progressiva normalizzazione tra i due Paesi, con la creazione di forme di collaborazione e cooperazione economica tra Israele e il Paese dei Cedri, elementi indispensabili per rapporti stabili nel tempo. Netanyahu ha però fatto sapere a Ortagus di essere frustrato dal comportamento di Hezbollah. Senza un cambiamento netto da parte dell’organizzazione terroristica libanese e senza un suo disarmo, ha avvertito, una guerra nel nord di Israele sarebbe inevitabile. La deadline fissata è il 31 dicembre.
Molto complessa appare anche la prevista riapertura, nei prossimi giorni, del valico di Rafah tra Gaza ed Egitto. Il primo nodo riguarda la posizione del Cairo, che respinge l’ipotesi che i palestinesi possano lasciare Gaza entrando in Egitto. La riapertura dovrebbe consentire la ripresa del transito degli aiuti umanitari e della mobilità delle persone nella Striscia, ma potrà avvenire solo con condizioni di sicurezza approvate dall’esercito israeliano e con un coordinamento con l’Egitto che, al momento, stenta a decollare. Le trattative tra Israele, Egitto e Stati Uniti continuano nel tentativo di arrivare a un’intesa. Ma in serata Netanyahu ha tuonato dopo che 4 soldati sono rimasti feriti negli scontri a Rafah: «Hamas continua a violare l’accordo di cessate il fuoco e a compiere atti di terrorismo contro le nostre forze. Israele non tollererà che vengano colpiti i soldati dell’Idf e risponderà di conseguenza».
Intanto Israele ha concluso un accordo da 3,6 miliardi di dollari con la Germania per la vendita del sistema missilistico Arrow. Oggi inizieranno le prime consegne di un sistema capace di difendere la Germania e l’Europa dai missili balistici russi. Ancora una volta, nonostante tutto, la difesa dell’Europa passa anche da Israele.