Ha Stato Israele

I pro-Hamas detestano le vittime dei terroristi e ora escono allo scoperto

di Iuri Maria Prado - 8 Ottobre 2025 alle 13:09

È mutato il generale atteggiamento pubblico verso Hamas. Al di là di stracche e routinarie dichiarazioni di condanna delle gesta dei macellai del 7 ottobre – puntualmente accompagnate da grappoli di “ma” e “però” appuntati su ciò che Israele ha fatto dopo – già dal pomeriggio del Sabato Nero montava il borbottio minimizzante e assolutorio che magari non parteggiava per la forza terrorista, ma insomma ne ridimensionava le responsabilità.

Quel mugugno si è fatto voce più limpida e si è disinibito, nel tempo, sino a manifestare una franca preferenza per Hamas rispetto a Israele. Una larga, larghissima parte dei manifestanti “per Gaza” che nei giorni scorsi hanno riempito le strade d’Italia non è neppure, come si dice, equidistante: parteggia francamente per il terrorismo palestinese e per le forze che ne rivendicano la legittimità, lo organizzano, lo esercitano. Perché amano il terrorismo? No, ma detestano Israele e ciò che esso rappresenta, vale a dire il fatto che gli ebrei abbiano uno Stato e un esercito che lo difende. Ritengono, cioè, che le forze del terrorismo palestinese – a prescindere dalle atrocità che esse commettono e indipendente dalle ambizioni sterminazioniste che le animano – possano vantare un titolo morale, civile e politico che Israele non ha. Quei manifestanti, dunque, e il vasto apparato editorial-culturale che ne vellica il ventre, sono letteralmente “Pro Hamas” in questo senso: riconoscono all’organizzazione terroristica palestinese un diritto prioritario. Un diritto da premiare anche quando si esercita in barbarie perché non si oppone a un altro diritto, ma soverchia un sopruso: il sopruso di Israele, che non risiede in ciò che lo Stato ebraico fa ma nella pura circostanza che esso esiste.

Per questo preferiscono Hamas, perlopiù inconfessatamente ma non di rado esplicitamente. Perché il “male” di Hamas, semmai ammesso e riconosciuto, per i più timidi è una risposta necessaria al male più grande e risalente costituito dalla protervia sionista e per i più disinvolti non è neppure un male ma il giusto strumento riscatto di un popolo oppresso. Sono “Pro Hamas” non perché amano i terroristi, ma perché detestano le vittime dei terroristi. Per questo strappano i manifesti con le immagini degli ostaggi e per questo un vilipendio simile passa inosservato. Per questo un’intera platea insorge se qualcuno osa evocare gli ostaggi. Perché, secondo questa concezione, l’ingiustizia di cui i sequestrati sono destinatari – abbiano otto mesi o ottant’anni – è meno grave della colpa che grava sulla loro stirpe.

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