Ha Stato Israele
Il 7 ottobre 2023? Per il Corriere fu un tentativo di fare giustizia
di Iuri Maria Prado - 23 Agosto 2025 alle 12:27
Molto meglio scriverlo chiaramente, come ha fatto Andrea Nicastro sul Corriere della Sera di ieri: quella di Hamas è “lotta armata”; una lotta con cui i palestinesi si oppongono “al progetto israeliano” che “da più di un secolo” erode i loro diritti; una lotta il cui “culmine è l’attacco del 7 ottobre”; una lotta che rappresenta “il tentativo di Hamas di rompere un equilibrio ingiusto”. Meglio scriverlo chiaramente, meglio scriverlo così, che girarci intorno: lo Stato ebraico è il frutto di un progetto di originaria e costituzionale usurpazione che ha conculcato i diritti dei palestinesi; Hamas ha reagito, il 7 ottobre, nel tentativo di disarticolare l’equilibrio di ingiustizia che Israele, potenza usurpatrice, ha imposto alla vita e ai diritti dei palestinesi.
È, traslitterata in vernacolo italico-proPal, la tesi del segretario generale delle Nazioni Unite, quell’António Guterres secondo cui i massacri, le torture, gli stupri e le deportazioni del Sabato Nero “non venivano dal nulla”. Che si tratti di una tesi ben accreditata e largamente condivisa si sa bene, e certo non da oggi. Ma c’è voluto un po’ di tempo perché fosse messa in bella copia, senza infingimenti, senza obliquità e giri di parole; c’è voluto un po’ di tempo perché si trasferisse dal chiasso dei cortei bardati di arcobaleno, di kefiah e di insegne di Hamas al nitore delle colonne del primo quotidiano d’Italia. Meglio tardi che mai, diranno alcuni. Desolante sviluppo, diranno altri. Certamente, per tutti, sono più chiari i termini della faccenda. Il 7 ottobre – grave e ingiustificabile, per carità! – trova spiegazione nell’ingiustizia originaria e inesausta cui i palestinesi sono sottoposti.
Israele – che ha diritto di esistere, per carità! – è inevitabilmente esposto al “tentativo” di Hamas di ricondurre a giustizia quell’assetto squilibrato. E quello di Hamas è un “tentativo” discutibile non perché è rivolto, come indubbiamente è rivolto, a porre rimedio a quell’ingiustizia, ma perché, spiega il Corriere, “rischia di avere come effetto quello di cancellare il sogno (e il diritto) dei palestinesi ad avere una patria”. Chiaro? Se i propositi genocidiari di Hamas non rischiassero di essere controproducenti andrebbero benone. È l’effetto, il problema: non il fatto in sé, non la pratica. Non, dunque, la “lotta armata” il cui “culmine è l’attacco del 7 ottobre”.
E il tutto, spiega infine Andrea Nicastro, è tanto più assurdamente inutile, anzi dannoso, perché Israele, sotto attacco in quel modo, “ne approfitta”. Perché Israele – conclude l’articolo del Corriere – prima procede con la “distruzione di Gaza”, e “ora prova a dividere la Cisgiordania”. Insomma, le intenzioni non erano mica male (rimettere un po’ di giustizia in Palestina), ma alla fine dei conti 1.200 scannati e 250 rapiti sono stati un bel regalo per lo Stato ebraico.