Politica

Il campionato dell’indignazione anti-Israele: firme, Global Sumud Flotilla e blitz alla Mostra del Cinema di Venezia

di HaKol - 31 Agosto 2025 alle 12:22

In Italia c’è una gara, evidentemente. Non di calcio, ma di indignazione. Si fa a chi manifesta di più, e più veementemente, contro Israele. Nessuno vuole rimanerne fuori: contro il nemico pubblico bisogna gridare tutti. E chi non grida raccoglie firme, chi firma poi marcia, chi non marcia si indigna in tv, sui giornali, in Rete. La politica, che in teoria dovrebbe occuparsi di governare, ha trovato un nuovo passatempo: organizzare staffette della coscienza, con cronometro e bandierine.
Le iniziative contro Israele
In Friuli Venezia-Giulia la consigliera regionale Serena Pellegrino (Avs), insieme ad Andrea Di Lenardo e Francesca Druetti, ha rivendicato oltre 20mila firme contro la partita Italia-Israele in programma a Udine il 14 ottobre. «Stop the game», scrivono, perché il pallone sarebbe diventato strumento di «normalizzazione del genocidio». E pazienza se lo spirito dello sport direbbe l’esatto contrario.

A Roma, il capogruppo capitolino Avs Nando Bonessio ha aderito con entusiasmo a «Fermiamo la barbarie», manifestazione in Campidoglio a sostegno della Global Sumud Flotilla. Corridoi umanitari, tregua immediata, embargo da abbattere: tutto bene, se non fosse che nel frattempo Hamas continua a tenere ostaggi e a sparare missili. Sul punto, silenzio generale.

A Venezia, intanto, la protesta diventa spettacolo. Alla Mostra del Cinema, accanto a red carpet e flash dei fotografi, sfileranno tremila persone con bandiere palestinesi. Percorso autorizzato, nessun rischio per il Casinò o per il Palazzo del Cinema: la protesta non turberà la passerella, ma la cornice internazionale farà da cassa di risonanza. Arrivano però anche i dietrofront di alcuni dei firmatari dell’appello all’esclusione degli artisti israeliani dalla Mostra del Cinema: Carlo Verdone e Ferzan Özpetek, dopo Toni Servillo, hanno preso le distanze dall’idea di bandire gli israeliani dal festival. Chi si firma è perduto.
Il voto dei 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle cerca la via telematica per iscriversi alla gara. Dalle 10 alle 22 di venerdì, gli attivisti hanno votato online per destinare un milione delle famose restituzioni parlamentari agli aiuti per Gaza. Giuseppe Conte ha spiegato che «nella Striscia di Gaza continuano le sistematiche violazioni del diritto internazionale da parte del governo criminale di Netanyahu». Ha parlato di «gravissima emergenza umanitaria» e ha annunciato la partecipazione dei 5 Stelle alla missione della Global Sumud Flotilla, in collaborazione con l’associazione Music for Peace. In un’Italia politica che spesso arranca sulle decisioni concrete, Conte ha trovato un terreno familiare: quello della denuncia internazionale, dove le parole pesanti diventano patrimonio identitario del Movimento.
La corsa è a chi si indigna di più
Il fronte istituzionale non resta a guardare. La presidente dell’Umbria Stefania Proietti ha aderito al #digiunopergaza, mentre il governatore della Campania Vincenzo De Luca – fresco di accordo con Roberto Fico, rispetto al quale non vuole rimanere indietro – ha benedetto la Sumud Flotilla e rilanciato su Facebook: «Bisogna fermare il genocidio e creare un corridoio umanitario». Il Pd veneto ha presentato una mozione per istituire un fondo straordinario di farmaci e attrezzature mediche destinati alla Striscia. Dal Friuli al Lazio, dall’Umbria alla Campania, fino al Veneto, la corsa è a chi si indigna di più. Non conta che Israele sia stato attaccato il 7 ottobre, che tenga ostaggi o che viva sotto i razzi: l’importante è rivendicare la propria dose di sano attivismo militante. In mancanza di idee migliori e di ragioni forti, il campo largo si accosta alle bandiere verdi in cerca di un collante a buon mercato.

Il grande archivio di Israele

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