Il doppio sogno del Medio Oriente, tra pace e realtà
di Marco Del Monte - 27 Ottobre 2025 alle 13:56
Dal 7 ottobre 2023, data del pogrom jihadista operato da Hamas nel sud di Israele, stiamo vivendo tutti in una “bolla” surreale. I fatti sono veri e i morti pure, e ognuno ne dà la sua interpretazione ignorando (o fingendo di ignorare) gli altri, che sembrano delle comparse. Oltre agli attori principali (Hamas e Israele) vivono e si agitano comparse diafane che però sono nazioni o, addirittura, continenti.
La situazione è complessa e piena di variabili: in analisi matematica si direbbe che, globalmente, siamo di fronte a un universo a infinite dimensioni, dove ogni dimensione ne interseca almeno un’altra. Fortunatamente l’ingegneria, che è l’applicazione del teorema di analisi, va avanti “separando le variabili” e interfacciando i singoli risultati. Per prima cosa prendiamo in esame i singoli Paesi per renderci conto dei loro interessi nello scacchiere mediorientale.
Cominciamo dalla Francia che, innamorata della sua grandeur, ha fatto e continua a fare errori uno dopo l’altro, intralciando il lavoro degli altri inconsapevolmente. Apriamo una piccola parentesi che illustra bene il concetto: il 10 giugno 1981, a Vermicino (nel Lazio), un bambino di sei anni cadde in un pozzo, da dove uscì morto non tanto e non solo per le difficoltà di raggiungerlo, ma perché le operazioni messe in atto per salvarlo si sono rivelate imprevedibili. Inoltre la vicenda fu “teletrasmessa” 24 ore su 24 e, per di più, alla presenza quasi costante dell’allora Capo dello Stato, Sandro Pertini. Questo insieme di avvenimenti fu deleterio.
I due fatti concomitanti attirarono un’infinità di spettatori che hanno intralciato i movimenti dei soccorritori e, in più, la presenza del Presidente fece sì che ognuno voleva arrivare per primo al salvataggio del bambino, proponendo e attuando soluzioni anche stravaganti, ma inutili. Ecco, questo è lo scenario sul quale si è mossa la Francia, che credeva di essere ancora lo Stato mandatario che vigilava sul Libano e sulla Siria meridionale. Risultato: ha perso anche la concessione sulle piattaforme libanesi e di Gaza per l’estrazione del gas dal mega giacimento scoperto di recente; non contenta, si è precipitata a riconoscere lo Stato di Palestina senza nessuna garanzia e, soprattutto, senza un territorio definito e senza governo.
C’è poi l’Inghilterra, che si nasconde dietro un dito essendosi però assicurata lo sfruttamento delle due piattaforme di Gaza e di due delle quattro israeliane, in silenzio e comparendo soltanto in sporadici bombardamenti sugli Houthi in Yemen; però non può stare completamente dietro le quinte, essendo membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Spagna sembra essere la regina dei “mulini a vento” perché non è presente sul posto e, a prescindere, si è collocata contro Israele. Non conta niente all’ONU né sullo scacchiere mediorientale, e allora che fa? Difende a spada tratta le varie Flotille che avrebbero voluto portare a Gaza qualche biscotto e due o tre barattoli di Nutella.
L’Italia, ipocrita e “mammona”, vorrebbe aiutare tutti, ma principalmente i palestinesi di Gaza, che, come sappiamo, tutto sono meno che palestinesi. Di quello che succede nel nostro Paese abbiamo parlato a lungo e non ritorneremo sul problema in questa sede, se non per dire che il governo lascia sfogare le opposizioni in piazza, non curandosi di loro nelle sedi istituzionali. Così avviene che i sindaci “legiferano” nell’indifferenza generale, emanando provvedimenti inficiati alla base, mentre la “Leonardo S.p.A.” continua a sostenere il PIL del Paese non interrompendo nessun contratto stipulato con Israele. Sono troppe e troppo importanti le collaborazioni in ambito militare, spaziale e di puntamento di sistemi complessi, per “obbedire” a un’opposizione velleitaria e, sostanzialmente, inutile. Del resto, se il maggior sindacato si occupa di politica estera invece di pensare alle morti sul lavoro, che ci si può augurare?
I Paesi arabi del Golfo hanno assoluta necessità di Israele ma non possono dirlo, e così lasciano che quest’ultimo compia il lavoro sporco, fronteggiando i terroristi che loro non possono eliminare. Come si sdebitano? Non interferendo sui movimenti dell’aviazione israeliana e, comunque, tenendo ancora in piedi i Patti di Abramo. La Turchia è un cane che abbaia ma morde anche e, zitta zitta e con circospezione, sta mettendo un piedino a Gaza; questa è l’unica cosa che dovrebbe preoccupare gli Usa che, invece, si limitano a frenare Israele, con risultati apparentemente positivi ma gravidi di incognite e incertezze.
L’unica cosa auspicabile è che questo “doppio sogno” alla fine si intrecci con la realtà e con le sensazioni e passioni dei due contendenti. L’opera si chiude con i protagonisti convinti di aver raggiunto la pace interiore, mentre la porta rimane aperta a qualsiasi scenario futuro. Realtà e sogni non possono né convivere né compendiarsi.