Le Ragioni di Israele

Il Generale diffonde i documenti di un’indagine, un colpo di Stato spacciato per atto eroico anti-Netanyahu

di Iuri Maria Prado - 7 Novembre 2025 alle 15:11

Che cosa succederebbe, in qualunque sistema democratico, se un Generale dell’esercito, posto a capo dell’ufficio legale, prendesse dei documenti di un’indagine in corso e li distribuisse a giornali e televisioni? Che cosa succederebbe se, parallelamente, quel militare – senza dimettersi – si fosse posto in aperto contrasto con il ministro da cui dipende, con la commissione parlamentare competente e con il governo? Succederebbe che la cosa verrebbe definita per quel che è, un tentativo di eversione istituzionale e di sabotaggio della sicurezza nazionale. Una prova di colpo di Stato, per dirla più semplice e più esattamente. E che cosa succederebbe, in qualunque sistema democratico, al responsabile di quell’esperimento eversivo? Succederebbe che lo metterebbero dentro.

È quel che è successo in Israele nel caso che ha coinvolto il Generale Yifat Tomer-Yerushalmi, a capo della difesa legale dell’esercito, arrestata come responsabile, nell’ordine: di aver trafficato, forse manipolandoli, con documenti relativi a un’indagine su un episodio di abuso ai danni di un detenuto palestinese; di averli fatti divulgare dai mezzi di informazione con la giustificazione che le indagini rischiavano l’insabbiamento; di aver reso dichiarazioni false all’autorità giudiziaria; di essersi resa irreperibile occultando i propri dispositivi elettronici, o comunque facendone perdere le tracce.

Se anziché di Yifat Tomer-Yerushalmi si fosse trattato del Generale Tizio (italiano o francese o quel che si vuole), l’avremmo trattato per quel che pare essere, cioè un pericoloso mestatore, o per il paladino della giustizia giusta che mette alla berlina le soperchierie del governo? È pressappoco in quest’ultimo modo che è stata descritta in mezzo mondo occidentale, Italia compresa, quella disinvolta trafficona. E se a dichiarare che il comportamento di quella sabotatrice ha messo gravemente a rischio il Paese non fosse stato Benjamin Netanyahu, ma il primo ministro Caio (britannico o tedesco o quel che si vuole), avremmo detto “Ci mancherebbe altro, ha perfettamente ragione”, o ci saremmo invece esercitati a rimproverargli di non aver lasciato libero quel militare di condurre a suon di gravissimi reati la sua personale guerriglia?

La realtà è che siccome si tratta di Israele e del governo israeliano, allora è benedetto – a prescindere da dove provenga e indipendentemente da come sia portato – ogni possibile colpo di opposizione. E va benissimo anche il colpo di Stato, magari con qualche cruccio perché non è riuscito.

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